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80° Anniversario della nascita di François Truffaut

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Selene Virdò

Legato indissolubilmente al film “I quattrocento colpi” (1959), primo di una lunga serie con protagonista Antoine Doinel, adolescente problematico bisognoso d’affetto, e considerato uno dei suoi capolavori più importanti, che gli valse il Premio per la migliore regia al 12° Festival di Cannes, François Truffaut fu un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, attore, scrittore e critico cinematografico francese.

Nato a Parigi, zona Place Pigalle, il 6 febbraio 1932, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, Truffaut girò oltre al titolo menzionato sopra, le opere “Tirate sul pianista” (1960), storia di un musicista che aiuta il fratello a fuggire da due gangster,  e “Jules e Jim” (1961), vicenda tratta dal romanzo omonimo di Henri-Pierre Roché, incentrata su un torbido triangolo amoroso.

In seguito, tra la metà degli anni ’60 e la loro fine, Truffaut diresse “Fahrenheit 451” (1966), tratto dall’omonimo romanzo fantascientifico di Ray Bradbury, e primo film a colori del regista, inneggiante al potere mediatico del mezzo televisivo, “La sposa in nero” (1967), splendido thriller basato sull’opera omonima di Cornell Woolrich, che narra la storia di una donna, che rimasta vedova ancora prima di sposarsi, decide di vendicare la morte dell’amato, uccidendo uno ad uno i suoi assassini, “La mia droga si chiama Julie” (1969), di cui venne fatto il remake nel 2001 intitolato “Original Sin“, con Antonio Banderas e Angelina Jolie, e “Il ragazzo selvaggio” (1969).

Verso la metà degli anni ’70 invece, è la volta di “Effetto notte” (1973), storia della produzione e del backstage della pellicola “Vi presento Pamela“, il cui titolo riguarda una particolare tecnica cinematografica, che consente di rendere “notturna” una scena girata in pieno giorno, inserendo un filtro blu davanti all’obiettivo, e “Adele H – Una storia d’amore” (1975), basato su Adèle Hugo, figlia di Victor Hugo, che impazzì a causa dell’amore non ricambiato per un ufficiale inglese, che seguì prima ad Halifax (Nuova Scozia), e poi a Barbados. Nel film è inoltre presente un cameo di Truffaut, nei panni di un ufficiale di passaggio che Adèle ferma scambiandolo per il suo amato Pinson.

Infine, arriviamo all’ultimo lungometraggio del noto regista dal titolo “Finalmente domenica!” (1983), che narra la vita di Barbara (Fanny Ardant), segretaria di Julien Vercel (Jean-Louis Trintignant), direttore di un’agenzia immobiliare, che diventa complice del capo, sospettato dell’omicidio della moglie e dell’amante di lei. Nel corso delle indagini, tra i due scoccherà la scintilla dell’amore. François Truffaut morì a Neuilly-sur-Seine, il 21 ottobre 1984.

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Selene Virdò