Tutto come previsto in Rai, polemiche comprese. Con l’ormai consueta spaccatura nel Cda, cinque voti su nove hanno messo il cappello sulla direzione del telegiornale di Rai1, dopo la travagliata estromissione di Augusto Minzolini, e su quella delle testate regionali, approvando le nomine proposte dal Dg Lorenza Lei. Alberto Maccari rimane quindi al comando del Tg1, con un contratto a termine, ed Alessandro Casarin approda a quello della Tgr, con un Cda che vede ancora la prevalenza dei consiglieri di area Pdl-Lega, e la reazione clamorosa del consigliere Nino Rizzo Nervo che invia subito le dimissioni dall’incarico al presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli.
“Le recenti decisioni assunte dal Cda a strettissima maggioranza, che hanno visto in dissenso anche il presidente, rappresentano per me l’ultima e insanabile ferita inferta all’autonomia del servizio pubblico dai condizionamenti asfissianti della politica” scrive tra l’altro Nervo nella sua lunga missiva.
Il segretario Pd Pierluigi Bersani, che già aveva manifestato inquietudine all’annuncio delle probabili nomine, entra direttamente in campo, sostenendo che non starà fermo rispetto “a coloro che vogliono vedere distrutta un’azienda pubblica“. Una posizione condivisa anche da Antonio Di Pietro, che già aveva previsto cosa sarebbe accaduto, e per il quale si tratta di un fatto “gravissimo” in quanto “…tra l`altro si è espresso con il proprio voto un membro del Cda che è anche un parlamentare del Pdl“. Il presidente della Rai Paolo Garimberti (che ha votato contro) si appella a sua volta all’azionista ministero del Tesoro, e commenta che questo modo di condurre l’Azienda porterà presto all’ingovernabilità: “La pervicacia con cui si sono portate avanti le nomine dimostra che non si tratta di nomine di emergenza, il direttore generale aveva preso altri impegni al momento del primo interim a Maccari“.
Imitatore di Umberto Bossi telefona ad Alberto Maccari
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Dal canto suo il Dg Lorenza Lei respinge invece qualunque accusa di nomine “pilotate” e sostiene di aver operato in piena autonomia, così come avrebbe fatto anche in passato. Il consigliere Antonio Verro, che dal 17 Gennaio scorso si trovava in una posizione assolutamente “anomala” rivestendo sia la carica di membro del Cda che di deputato Pdl, ha presentato ieri le proprie dimissioni da Montecitorio, sostenendo che la sua posizione è stata “strumentalizzata” e ribadendo l’altissima professionalità dei giornalisti “promossi” nell’ultima riunione aziendale. Per nulla intimidito da tutto quanto sta accadendo, Verro trova addirittura modo di rilanciare sulla questione del Tg1: “La nomina è a tempo con clausola di recesso, in un momento in cui pende il ricorso sul Tg1 di Minzolini. Ricorso che a mio modo di vedere ha grossissime possibilità di essere accolto e dunque Minzolini di essere reintegrato, per me il suo ricorso è fondato.”
Insomma per l’esecutivo Monti non mancheranno le gatte da pelare anche sul fronte del servizio pubblico, mentre si presume che sia già al lavoro su una proposta di riforma della Governance di Viale Mazzini, così come anticipato dal premier, e su norme anti-evasione che riguardino anche il canone, la tassa più elusa in assoluto dagli italiani.