L’agenzia di rating Moody’s ha emesso ieri una sentenza davvero pesante contro la manovra correttiva di dicembre del governo Monti, giudicandola “credit negative” per il comparto immobiliare, malgrado abbia conservato l’etichetta di “credit positive” nel più ampio contesto dell’economia.
Secondo gli analisti di Moody’s, le misure del governo, a causa dell’aumento della tassazione sugli immobili, comporteranno una diminuzione dei prezzi di questi ultimi, determinando una maggiore perdita per i beni ipotecati. Inoltre, a causa della natura recessiva della manovra, si prevede un aumento del tasso di disoccupazione, che passerebbe dall’8,2% all’8,8%, in conseguenza all’arretramento previsto del pil dell’1% nel 2012.
Per questo, l’agenzia stima che ci possano essere maggiori difficoltà a pagare le rate dei mutui immobiliari, con il rischio complessivo di un aumento dei casi di default.
Riguardo alle stime sul pil, bisogna considerare che Moody’s si basa sui dati di fine novembre, destinati però a peggiorare, visto che è lo stesso Fondo Monetario Internazionale a parlare di una recessione del 2,2% del pil quest’anno e di un ulteriore calo dello 0,6% l’anno prossimo.
L’agenzia si mostra piuttosto tiepida anche sulla politica della BCE, che con l’immissione di liquidità a tre anni avrà un impatto “credit negative” sull’economia, perché le banche rimpiazzeranno i debiti alla scadenza con i fondi messi a disposizione da Francoforte.
Su quest’ultimo punto si rileva oggi una critica anche del quotidiano economico inglese “Financial Times”, che giudica la cura di Draghi non esattamente la panacea di tutti i mali e si rischierebbero distorsioni nel lungo termine, proprio a causa della più lunga durata dei nuovi finanziamenti.
A fine febbraio si prevedono prestiti per 1.000 miliardi, contro i 489 miliardi di fine dicembre.