Per la prima volta, oggi a Frosinone si sono aperti i seggi per le prime elezioni primarie nella storia del Popolo della Libertà. Dalle ore 8.00 alle ore 21.00, i cittadini potranno scegliere chi dei candidati dovrà rappresentare il partito alle elezioni comunali di primavera, nel tentativo di battere il sindaco uscente del PD, Michele Marini, che guida l’amministrazione da ben 14 anni. Possono recarsi a votare tutti, senza restrizioni, così come si sono potuti candidare alla competizione anche persone non aderenti al PDL. L’obiettivo dichiarato di Via dell’Umiltà è di aprire alla società civile e di cercare di rinvigorire un partito, che sta di fatto morendo sotto il peso della troppa incompetenza dei suoi vertici, specie in ambito locale.
Oggi, quindi, sarà un test e se il risultato sarà considerato positivo, in termini di partecipazione e di coinvolgimento poi della base anche alle comunali tra qualche mese, è molto probabile che si utilizzerà questo metodo in tutte le altre competizioni e a ogni livello, premiership inclusa, come da Berlino aveva annunciato qualche giorno fa il segretario Angelino Alfano.
L’unica cosa da evitare ora è che le primarie siano svolte in forma farsesca, perché l’allontanamento dell’elettorato sarebbe a quel punto inarrestabile e il PDL sarà totalmente travolto alle prossime elezioni politiche, non potendo più contare sulla candidatura trascinante a premier del suo leader Berlusconi, ma dovendo fare i conti con una classe dirigente modestissima, per essere buoni.
A Frosinone, sono cinque ad aspirare a rappresentare il PDL per fare il sindaco: il favorito è l’avvocato Nicola Ottaviani, seguono la docente Ombretta Ceccarelli, l’imprenditore Onofrio Evangelisti, l’ex assessore Ettore Ferrara e il vice-presidente provinciali di Fli, il geometra Giovanni Palazzi.
Quest’ultimo ha deciso di partecipare alla competizione, pur essendo del partito di Fini, scatenando l’indignazione dei suoi elettori. Tuttavia, l’accettazione della sua candidatura è il segno tangibile della volontà del PDL di aprirsi agli altri, puntando ad andare oltre sé stesso, raccogliendo i consensi di tutto l’elettorato moderato.
La credibilità di Alfano come leader si gioca in queste cose e a differenza del passato, anche molto recente, non si sono più margini per fallire. O si riesce a coinvolgere seriamente la base o al massimo tra un anno celebreremo i funerali del PDL. E forse senza troppi rimpianti in giro.