Si è spento in mattinata a Roma l’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, all’età di 93 anni. E’ stato il nono presidente della Repubblica italiana. Deputato dall’inizio della storia della Repubblica, è stato nominato capo dello Stato nel 1992 ed è rimasto in carica per 7 anni, fino al 1999. Nel corso della sua lunga carriera politica ha rivestito più volte la carica di ministro e da senatore a vita aveva aderito al Partito Democratico. Ha ricoperto anche le altre due principali cariche dello Stato, cioè la presidenza del Senato e quella della Camera.
Nato a Novara il 9 settembre del 1918, Scalfaro si definì un “figlio dell’Unità d’Italia”, poiché suo padre era di origini napoletane, mentre sua madre era piemontese. Da giovane, Scalfaro si formò in ambienti cattolici e fu sempre un grande sostenitore dell’Azione Cattolica, anche durante la sua carica di capo dello Stato. Dopo la laurea in Giurisprudenza, conseguita all’Università Cattolica di Milano, Scalfaro ricoprì il ruolo di magistrato durante gli ultimi anni del fascismo.
Fu eletto a Torino nel 1946 all’Assemblea Costituente, che aveva il compito di redigere la nuova Costituzione italiana. In seguito si iscrisse alla Democrazia Cristiana. Il primo incarico di governo fu quello di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, durante il governo di Mario Scelba. In seguito al declino della DC, Scalfaro ricoprì la carica di Ministro nei due governi presieduti da Giulio Andreotti nel 1972.
Dopo alcuni anni, nel 1983, fu chiamato da Craxi a ricoprire la carica di ministro dell’Interno. Durante la sua carica dovette affrontare situazioni difficili, legate al terrorismo di quegli anni, come la Strage del Rapido 904 e l’omicidio di Ezio Tarantelli, rivendicato dalle Brigate Rosse. Nel 1992, dopo essere stato per breve tempo presidente della Camera, venne eletto presidente della Repubblica, con 672 voti.
La sua presidenza fu tutt’altro che serena. Infatti Scalfaro venne eletto due giorni dopo la terribile strage di Capaci, in cui perse la vita il giudice Giovanni Falcone, insieme alla moglie e alla sua scorta. Dovette inoltre gestire la delicata transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica e il caso Tangentopoli. “Non ci sto” fu la celebre frase pronunciata dall’ex presidente a reti unificate il 3 novembre del 1993, per difendersi da chi lo accusava di aver gestito fondi neri mentre era ministro dell’Interno del governo Craxi.
L’attuale presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli ha reso omaggio questa mattina con profonda commozione: “E’ stato un esempio di coerenza e integrità”.