Monti cade a marzo, Berlusconi staccherà la spina

E’ un tam tam mediatico quello che in queste ore si starebbe materializzando, tra le dichiarazioni sicure dei leghisti e la prima pagina di Libero, quotidiano vicinissimo e criticamente agli ambienti berlusconiani. Il governo Monti cadrà a marzo, perché tra un mese e mezzo esatto il PDL gli staccherà la spina. Il pronostico non è frutto di magia, bensì di un valutazione politica molto seria; il Carroccio ha posto Berlusconi a un bivio: o fai cadere il governo o alle amministrative di primavera andremo da soli ovunque. Il rischio sarebbe per il PDL di perdere numerosi comuni, che passerebbero alla sinistra, mentre la stessa cosa accadrebbe alle elezioni politiche, così come nel 1996, quando le divisioni tra centro-destra e Lega Nord portarono alla vittoria del centro-sinistra di Romano Prodi.

Il partito è poi già adesso diviso e quando arriveranno in Aula alcuni provvedimenti, come il cosiddetto decreto “svuota-carceri”, il rischio è che si sfaldi, a tutto beneficio degli avversari e dei centristi, in particolare.

Per questo, mancano sei settimane e i giochi sarebbero fatti. Lo stesso Berlusconi, d’altronde, ha detto a Bossi che avrebbe sì sostenuto il governo Monti, ma solo fino a marzo-aprile e dopo si sarebbe aperto un ragionamento. Un modo come un altro per prendere tempo e di non mostrarsi responsabile della crisi, quando sarà il momento, davanti all’opinione pubblica. Dunque, da adesso sarà solo un crescendo di tensioni con l’esecutivo, alla ricerca del punto di rottura, che si tenterà di addossare alla responsabilità del premier.

Non che manchino le argomentazioni per far cadere Monti, dal punto di vista del PDL, soprattutto, dopo una manovra-stangata, che ha fortemente colpito il ceto medio e che lo stesso Berlusconi ha dovuto sostenere.

Certo, l’ex premier è molto dubbioso sull’operazione e per almeno due ragioni. La prima è che la crisi economica rischia di aggravarsi nei prossimi mesi e il PDL potrebbe essere ritenuto responsabile di avere provocato una crisi politica nel bel mezzo di una tempesta economico-finanziaria. Inoltre, fare cadere Monti per fare cosa? Il voto oggi confermerebbe la sconfitta bruciante del centro-destra, ridotto ai minimi termini da almeno diciotto mesi da dimenticare nella storia recente della politica, diviso e frastagliato tra personalismi e a corto di idee su come modernizzarsi e riallacciare i rapporti con l’elettorato.

 

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