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Corriere: Berlusconi uno “statista”. Che non stacca spina a governo

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Giuseppe Timpone

Il tempo è galantuomo. Ironia della sorte, questa è una frase molto invocata negli anni dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, prima alleato e oggi acerrimo nemico politico dell’ex premier Silvio Berlusconi. E’ una frase che Fini ripete spesso, quando le sue posizioni si trovano ad essere minoritarie, magari nel suo stesso partito (quale che sia!). Ma questa volta, potrebbe essere un’affermazione di Berlusconi, che ieri si è visto definire dal Corriere della Sera uno “statista per intero”. Potrà sembrare incredibile, ma è così. Il quotidiano che più si è scatenato contro l’esecutivo guidato proprio da Berlusconi, invocando a ogni piè sospinto il governo tecnico, a causa di una presunta non credibilità dell’ex premier, ora gli riconosce le doti e la sensibilità dello statista.

A cosa è dovuto questo repentino mutamento di giudizio? Al fatto che Berlusconi non ha assolutamente intenzione di staccare la spina al governo Monti. Non che lo ami, ma ritiene che la situazione non lo consenta.

L’ultimo vertice in via del Plebiscito è stato chiaro. Il PDL sosterrà Monti ancora certamente fino a marzo o aprile e soltanto in quei mesi si faranno le valutazioni del caso e si deciderà se il sostegno possa o meno proseguire. E’ la linea che conferma il segretario Angelino Alfano, che non si limita a rassicurare il governo, ma chiede a tutte le categorie interessate di cessare le proteste, anche quelle contro le liberalizzazioni.

Una svolta anche tra i berlusconiani. Finalmente, il PDL accetterà il principio che il mercato possa e debba valere per tutte le categorie, che sarebbe cosa scontata per un partito che si aggettiva, tra le altre cose, come “liberale”.

Ma non esiste solo il pacchetto delle liberalizzazioni. Berlusconi vorrebbe portare avanti il discorso delle riforme strutturali, di cui si parla da circa venti anni, istituzionali comprese. Per cui, via a una mozione unitaria con gli altri partiti di governo, Terzo Polo e PD, sulla linea da tenere per riformare la Costituzione.

Discorso analogo e collaterale sarà quello per la legge elettorale, che a questo punto sarebbe riscritta senza la Lega Nord, qualora questa proseguisse nella sua azione di attacco contro il PDL.

La via delle elezioni anticipate non è stata sbarrata, ma se ne parlerà tra un paio di mesi. Un partito dato al 24%, contro il 37,4% del 2008, non va da nessuna parte, anche con alleanze solide. Che non ha. E per ora si gode il riconoscimento postumo del Corriere.

 

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Giuseppe Timpone