Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha annunciato una riforma della cassa integrazione nel suo incontro con le parti sociali. Infatti sono previste delle novità con l’arrivo della riforma del mercato del lavoro: si parla, ad esempio, di eliminare la cassa integrazione straordinaria.
La cassa integrazione è un ammortizzatore sociale a favore dei lavoratori che, a causa di difficoltà dell’azienda per cui lavorano, subiscono una diminuzione delle loro ore lavorative, oppure una totale cessazione del proprio lavoro. Erogata dall’Inps, la cassa integrazione integra lo stipendo del lavoratore, nel primo caso, oppure lo sostituisce del tutto nel secondo caso (cassa integrazione “a zero ore”).
La cassa integrazione ordinaria può durare al massimo 52 settimane, ma più di 13 settimane consecutive in due anni. La cassa di integrazione straordinaria può essere utiliazzata solo dalle imprese con più di 15 lavoratori e può essere erogata in diverse situazioni: ristrutturazione, riorganizzazione o riconversione dell’azienda. Questo fondo straordinario può anche servire ad ammortizzare un eventuale fallimento di un’ impresa, aiutando i lavoratori. La cassa di integrazione straordinaria non può durare più di 36 mesi in 5 anni.
Le imprese meno tutelate, ovviamente, sono quelle piccole, che non possono usufruire della cassa integrazione straordinaria. Esiste un sussidio di disoccupazione per chi resta senza il lavoro, ma purtoppo i criteri per usufruire di quest’indennità sono molto stringenti, percui pochissimi riescono ad ottenerla. Quindi moltissimi lavoratori, appartenenti ad aziende con meno di 15 dipendenti, si trovano senza tutela da parte dello Stato in caso di disoccupazione.
La proposta del ministro Fornero è quella di utilizzare i fondi della cassa di integrazione straordinaria per rafforzare quella ordinaria, oltre che per introdurre un nuovo istituto che tuteli le nuove generazioni, cioè il reddito minimo garantito. Inoltre, sempre secondo il ministro Fornero, si potrebbero rafforzare altri tipi di indennità, come il sussidio di disoccupazione. Il modello da seguire è quello danese, che prevede una licenziabilità agevolata ma una maggiore tutela del lavoratore licenziato, che viene reintegrato nel mondo del lavoro con l’aiuto dello Stato.
Il problema però resta la ricerca del lavoro per chi resta disoccupato: sempre più indagini rivelano come i lavoratori, per trovare un nuovo posto, si affidino a familiari o amici. Nell’incontro con le parti sociali, queste ultime hanno sottolineato come sia necessario potenziare i servizi per l’impiego, facilitando la ricollocazione del lavoratore licenziato. Le proposte sono ancora al vaglio, anche se è certo che per coprire la riforma del mercato del lavoro non basteranno i fondi ricavati dall’abolizione della cassa di integrazione straordinaria.