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Criteri Eba: MpS, Ubi e Banco Popolare non chiederanno aumento capitale

Published by
Giuseppe Timpone

Mentre si sta concludendo con grande successo la ricapitalizzazione di Unicredit per 7,5 miliardi, restano tre le banche alle quali l’Eba ha sollecitato un aumento di capitale, per adempiere ai nuovi requisiti che prevedono un Core Tier1 minimo del 9% a giugno 2012. Si tratta di Monte dei Paschi di Siena, Uni Banca e Banco Popolare.

Il comune denominatore di tutti e tre gli istituti è di non chiedere quattrini ai soci e al mercato, per non strangolare ancora di più l’azionariato, che sarebbe così costretto a indebitarsi per non diluire il proprio capitale.

MpS deve aumentare il proprio capitale di 3,26 miliardi. L’idea sarebbe di avvalersi della valutazione come capitale dei due bond ibridi Fresh, emessi nel 2003 e nel 2008, sulla scorta di quanto già accaduto con il bond Cashes di Unicredit. Oltre a ciò, si punta ad azioni sul capital management e alla vendita di asset no core. Gli analisti sono scettici sul fatto che la banca senese sia in grado di raggiungere questi obiettivi entro giugno.

Ubi Banca è l’istituto con la richiesta più bassa di ricapitalizzazione, pari a 1,39 miliardi. Di questi, 639 milioni di euro sarebbero ottenuti con la conversione di un prestito convertibile, mentre per il resto si punterebbe all’adozione di modelli più avanzati di valutazione del rischio.

Banco Popolare. Il suo ad Pierfrancesco Saviotti è stato il primo e il più duro contro i requisiti dell’Eba. Il suo istituto  dovrà ricapitalizzarsi per 2,7 miliardi. Questi quattrini dovranno essere trovati con la riduzione degli attivi di rischio, così come l’adozione di modelli più avanzati di valutazione dei rischi e tramite azioni di maggiore efficienza del capitale, come la fusione tra le controllate, che dovrebbe comportare un risparmio di 40 milioni. Infine, prevista la cessione di asset, come il 19% in Agos Ducato, anche se bisognerà trovare un nuovo acquirente, dopo il fallimento delle trattative con Crédit Agricole, che già possiede il 61% della controllata.

 

 

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Giuseppe Timpone