Additate spesso come uno degli “status symbol” della casta politica, le auto blu tornano ancora alla ribalta, questa volta per una decisione decisamente rivoluzionaria, adottata a livello centrale. Il ministro della pubblica amministrazione e la semplificazione Filippo Patroni Griffi (ex capo di gabinetto di Renato Brunetta) ha ottenuto ieri il via libera da parte del premier Mario Monti per la promulgazione di un “Decreto del presidente del Consiglio” (Dcpm) che di fatto costringerà molti dipendenti delle P.A. a prendere i mezzi pubblici al posto delle vetture istituzionali, e la nuova regola varrà anche per tutti, anche per gli organi costituzionali e gli enti locali.
Il decreto è stato inviato al Tribunale Amministrativo Regionale in quanto la sua urgente emanazione è stata motivata anche dall’ottemperanza ad una ordinanza del 10 novembre 2011 che chiedeva una revisione del Dpcm del 3 agosto 2011, in quanto tale provvedimento finiva per escludere dalla sua applicazione gli Organi costituzionali, le Regioni e gli enti locali.
Secondo la nota del ministero, la norma andrebbe in pratica a modificare il Dpcm in modo tale da ottenerne l’applicazione ai succitati organi di governo, fatta eccezione per le auto assegnate al Capo dello Stato, ai presidenti di Camera e Senato, allo stesso presidente del Consiglio ed al presidente della Corte costituzionale, nonchè le auto blindate per i servizi di pubblica sicurezza. Il provvedimento, inoltre, ha una valenza fondamentale per il taglio alle spese, prevedendo l’imposizione dell’uso del mezzo pubblico in tutti quei casi che non richiedano particolare urgenza, a prescindere dalla sua “efficacia”, come invece era stato stabilito in precedenza. Saranno anche cambiate le modalità di acquisto o presa di possesso dei veicoli di rappresentanza, che dovranno essere segnalati subito al Dipartimento della funzione pubblica, e non nei successivi 30 giorni, per esigenze di monitoraggio anche di quei casi in cui l’utilizzo è stato fatto per un periodo inferiore ad un mese.
Infine alcuni dati: le auto blu censite fino a questo momento sarebbero circa 50.000 ma non tutte le amministrazioni hanno ottemperato alla richiesta di informazioni, ne mancherebbero ancora quasi il 40% su 8.145, uffici “pigri” o reticenti che hanno tempo fino al 20 gennaio per fornire i dati; dopo questo termine scatteranno le verifiche provenienti direttamente dall’ispettorato del ministero della Funzione pubblica.