E’ andata in linea con quanto si prevedesse l’asta di oggi del Tesoro, che ha emesso 4,75 miliardi di euro in BTp a tre anni, la nona tranche del BTp con scadenza luglio 2014 e il BTp a sei anni e mezzo, con scadenza 2018.
L’importo collocato è il massimo della forchetta 3-4,75 miliardi indicata nei giorni scorsi. In particolare, sono stati assegnati BTp a tre anni per un controvalore di 3 miliardi e con scadenza novembre 2014. La domanda è stata di 3,652 miliardi, per un bit-to-cover ratio di appena 1,2, ma sufficiente ad esitare un calo dei rendimenti, che passano dal precedente 5,62% al 4,83%.
Buone notizie anche per il BTp che scade nel luglio 2014, visto che a fronte di un’offerta di 778 milioni, la domanda è stata di 1,773 miliardi e il rendimento finale ha registrato un buon 4,29%.
Infine, sono stati assegnato BTp con scadenza agosto 2018 per un valore di 971 milioni, con un rendimento medio lordo del 5,75%, in calo di 80 punti base dall’asta precedente.
Facendo un raffronto, con le aste di ieri e oggi siamo tornati alla situazione grosso modo di settembre, prima del rinfocolarsi della crisi. Non possiamo certo ancora parlare di rendimenti normalizzati, cosa che si potrà dire, quando sul decennale, che è il comparto di riferimento per la misurazione del differenziale, il rendimento non sarà sceso stabilmente sotto il 5%.
Più che lo spread, che certamente indica una situazione di sperequazione tra Paesi e che se elevato diventa insostenibile, per noi conta soprattutto il valore assoluto dei tassi, che è bene non facciano lievitare complessivamente il costo dell’indebitamento oltre i 4,5-5 punti di pil all’anno, che sono i livelli attuali italiani.