Il premier Vladimir Putin non parteciperà ai dibattiti televisivi in vista per le elezioni presidenziali del prossimo 4 marzo. E’ il portavoce Dmitri Peskov a dare la notizia. Putin è, infatti, candidato al Cremlino, ma ha deciso di non prendere parte a dibattiti con gli altri candidati perché, come sottolinea Peskov, questi sono di “livello inferiore”. La stampa, tuttavia, sostiene che la diserzione dei dibattiti è dovuta al fatto che il premier voglia evitare domande scomode degli avversari, specie sulle proteste di piazza delle scorse settimane. In realtà, va chiarito che Putin non ha mai partecipato ad alcun dibattito con gli avversari politici. Anche in questa occasione, spiega il suo portavoce, il premier si farà rappresentare da altre personalità politiche del suo partito.
Dunque, niente duello televisivo, sebbene non sia stato escluso a priori. E la giustificazione formale del perché è a dir poco stucchevole: Putin non può partecipare ai dibattiti, perché per farlo dovrebbe prendersi un permesso da lavoro, il che comporterebbe l’interruzione delle sue funzioni di premier. Insomma, una motivazione formale, per evitare di affrontare dibattiti anche imbarazzanti.
E, intanto, il premier russo ha approfittato della pausa delle festività per lavorare a un programma che sarà presentato il prossimo 12 febbraio. Si tratta di tre aree: politica estera, politica sociale ed economia. Il programma dovrebbe rispecchiare le linee della svolta imperialista degli anni recenti, passando per una relazione più stretta con stati come Siria, Cina e Venezuela, mentre allo stesso tempo si stringerebbero i rapporti commerciali e politici con tutte le realtà nate dalla disgregazione dell’Unione Sovietica.
Un primo assaggio lo abbiamo avuto nei mesi scorsi, con la firma sull’abbattimento delle barriere doganali, che ha coinvolto stati come la Bielorussia. Questi rapporti sono destinati a intensificarsi in funzione anti-americana, come segnala anche la presenza di una nave russa nel porto siriano di Tartus.
Putin giocherà molto la carta della stabilità interna e dell’espansionismo in politica estera, puntando sì a svecchiare il sistema politico, ma non mettendo in pericolo la verticale del potere e cercando di spingere verso una maggiore responsabilità delle azioni individuali, secondo quelle che sono alcune anticipazioni degli analisti russi, che stanno seguendo da vicino questa fase cruciale pre-elettorale.