Cristiano Doni ha confessato alla procura di Cremona di essersi messo d’accordo con il portiere del Piacenza, Mario Cassano, per segnare il tanto discusso rigore nella partita del 19 Marzo scorso. La partita finì 3 a 0, ma in realtà era già vinta in partenza, poiché la combine è stata ammessa dall’ ex capitano della squadra di Bergamo. Al pm Di Martino, Doni ha dichiarato: «Mi misi d’accordo con il portiere Mario Cassano. Tirai giusto in mezzo». Doni, squalificato per tre anni dalla giustizia sportiva ed adesso ai domiciliari, ha ammesso che solo questa partita fu effettivamente truccata, almeno per ora.
La scusante di Doni è senz’altro discutibile: «L’ho fatto per la squadra…». In pratica ha ammesso che non avrebbe mai combinato delle partite a sfavore dell’Atalanta, ma in realtà agendo così è solo andato contro gli interessi della squadra, che quest’anno è partita con una penalizzazione in campionato. Il pm ha incalzato il giocatore, proponendo la sua teoria: la combine è ampia e anche i vertici della squadra sarebbero coinvolti. Doni nega e risponde: «Mai e poi mai…».
Di Martino è molto cauto riguardo le sue accuse: «Sul coinvolgimento della società non siamo sicuri di niente. Ci sono fatti e intercettazioni che lo fanno pensare ma è difficile provarlo. Non si possono mandare in carcere le società, ci vogliono nomi e accuse precise».
Doni ha parlato poi della presunta tangente che avrebbe dato al preparatore atletico del Ravenna, Nicola Santoni, che il calciatore definisce «un aiuto economico ad un amico in difficoltà». Ora Doni, nonostante abbia negato altri coinvolgimenti, si trova in una brutta posizione, soprattutto perchè Bergamo si sente tradita e i tifosi non lo difendono più.
Intanto l’inchiesta sul calcioscommesse non si ferma e la serie A adesso è sotto la lente d’ingrandimento: a detta di Di Martino, stanno affiorando dei dati importanti riguardo ad alcune partite della massima serie. Il pm ha dichiarato: «Abbiamo notato che alcuni incontri sospetti di serie A di cui ci ha parlato dopo Natale il calciatore pentito Carlo Gervasoni erano già citati nelle carte del primo troncone d’inchiesta; allora pensammo si trattasse di una millanteria, probabilmente non è così anche alla luce di accertamenti tecnici compiuti».