La Corte Costituzionale si è riunita per decidere entro domani sui quattro quesiti per l’abolizione dell’attuale legge elettorale, nota anche come Porcellum. I referendari hanno a disposizione novanta minuti per ribadire ai quindici giudici della Consulta le loro ragioni, dopo i quali i giudici si riuniranno per esitare una sentenza, prevista per domani pomeriggio. E proprio su quanto decideranno i 15 giudici c’è forte tensione, perché stavolta lo scenario non è così limpido come nei casi precedenti. Infatti, le 1,2 milioni di firme che sono state raccolte da sinistra radicale, Idv e PD potrebbero incorrere in una sonora bocciatura, a seguito dei mutamenti politici degli ultimi due mesi.
E’ ben noto, infatti, che il PD e l’Idv di Di Pietro avevano raccolto le firme, per puntare a disarcionare a gennaio il Cavaliere, con il ricatto di un referendum per cambiare la legge elettorale, che avrebbe fatto traballare la già fragile maggioranza di centro-destra.
Ma adesso al governo c’è Monti, sostenuto proprio dal PD e le pressioni politiche sulla Corte sarebbero enormi, visto che per ragioni diverse PD, UDC e PDL chiedono che il referendum non sia celebrato, perché darebbe luogo a un vuoto normativo. Ed è chiaro che in caso di accoglimento dei quesiti, si rischierebbe anche una crisi di governo, visto che sarebbero molti a propendere per lo scioglimento delle Camere, pur di non fare votare sui quattro punti.
Proprio la storia del vuoto normativo ruberebbe il sonno a parte della Consulta, perché il principio della riviviscenza delle leggi precedenti (in questo caso, del Mattarellum) non sarebbe mai stato accettato in automatico. Oltre tutto, la Corte non avrebbe certo intenzione di provocare una crisi di governo, mettendosi contro quasi l’intero Parlamento.
Per questo, ragioni di opportunità politica e normativa potrebbero sbarrare la strada ai referendari, mentre in Parlamento sembra che i partiti siano tutti concordi nel ritenere che una nuova legge elettorale vada discussa, superando l’attuale. Ma su quale modello? Su questo non esiste alcun punto di incontro. Il PD vorrebbe un Mattarellum rivisto con un secondo turno, mentre l’UDC vorrebbe un modello puramente proporzionale, che la avvantaggerebbe. Infine, il PDL, tanto per restare nella maggioranza, punterebbe a un mix tra proporzionale e uninominale, ma senza compromettere il principio delle maggioranze stabili e certe, con coalizioni pre-annunciate.