Record d’ascolti domenica scorsa per l’intervento del premier Mario Monti a “Che tempo che fa”, un evento che ha permesso alla trasmissione condotta da Fabio Fazio di fare il miglior risultato della stagione con picchi di circa 8 milioni di telespettatori ed il 26% di share. Tra le domande a cui il presidente del Consiglio ha dovuto rispondere, non a caso forse è arrivata anche quella sul futuro della Rai ed di una sua eventuale privatizzazione, domanda a cui Monti ha riservato il suo stile, ormai abituale, che spesso si contrappone all’insistenza giornalistica, e cioè uscirsene con un diplomatico: “…A breve vedrete cosa abbiamo in mente…”, chiarendo però che l’azienda “e’ una forza del panorama civile e culturale italiano, è una forza che ha bisogno di passi in avanti”.
Tanto è bastato, ovviamente, per scatenare un immediato vespaio di reazioni, non tutte positive. Mentre dall’Udc Roberto Rao esorta a non forzare la mano ad un esecutivo che a tempo debito farà le sue proposte da vagliare in sede parlamentare, da Idv arrivano inviti ad andare all’assalto e “cacciare i partiti dal governo dell’azienda pubblica” così come fa sapere il portavoce Leoluca Orlando.
Note dolenti arrivano invece dal Pdl che scatta subito sulla difensiva, arrivando addirittura a rispolverare vecchie normative, con Fabrizio Cicchitto che, al solito, pretende che anche questa tematica venga lasciata fuori dal raggio d’azione del governo, accomunandola alla riforma della legge elettorale: “La Rai non è un problema del governo. Dopo la riforma del 1975, il rapporto è tra il Parlamento e la Rai. Non credo se ne debbano occupare i tecnici“. Arriva a far muro anche Maurizio Gasparri che con ardito “paternalismo” si dice “…certo che le parole televisive di Monti sono frutto di imperizia più che di non conoscenza delle cose” e ribadisce che per una sentenza della Consulta ci sarebbe una competenza esclusiva del Parlamento su “ruoli ed assetti” del servizio pubblico.
Il Pd invece plaude ad una riforma della governance Rai, avendo tra l’altro già una proposta di legge condivisa da tutto il partito che prevede, tra l’altro, la presenza di un amministratore unico che non sia espressione dei partiti, a differenza dell’attuale Cda, e Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione, fa sapere di non condividere l’opinione del Pdl: “Io non credo spetti solo al Parlamento affrontare il tema, in passato infatti le leggi sulla tv pubblica sono state fatte dai ministri della Comunicazione”. In ogni caso, sul tema della privatizzazione il Pd non è entusiasta: “Non siamo per la privatizzazione perchè è meglio avere un servizio pubblico”, fa sapere Fabrizio Morri, capogruppo in commissione Vigilanza.
Una cosa è quindi certa: ancora non si conosce la proposta del governo che già qualcuno ha nostalgia della cara, vecchia, lottizzazione partitocratica.