Ci sono finalmente speranze che il Governo intervenga sulla odiosa pratica delle “dimissioni in bianco”, un abuso che spesso viene imposto alle donne al momento dell’assunzione da imprenditori senza scrupoli, allo scopo di poter troncare in modo “pulito” il rapporto di lavoro in qualsiasi momento, specie nei casi sopraggiunta maternità. Ad aprire alla reintroduzione di una norma che contrasti il fenomeno è il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, specificando che la questione (definita “una vera e propria devianza dai principi di libertà di una società civile”) è già alla sua attenzione, anche alla luce della delega sulle Pari Opportunità che le è stata conferita.
“Il ministero -spiega la titolare del Welfare- sta studiando i modi e i tempi di un intervento complessivo a carattere risolutivo e che, anche grazie all’uso delle tecnologie informatiche, possa garantire, in caso di dimissioni, la certezza dell’identita’ della lavoratrice, la riservatezza dei dati personali e, soprattutto, la data di rilascio e di validita’ della lettera di dimissioni”.
Un buon provvedimento contro questa pratica molto diffusa era già stato introdotto con la legge 188 del 17 ottobre 2007, partorita dall’ultimo governo Prodi con l’appoggio dell’allora ministro Cesare Damiano, ed obbligava a preparare telematicamente l’eventuale lettera di dimissioni con dei modelli a numerazione progressiva messi a disposizione sul sito del ministero del Lavoro, evitando così post-datazioni. Purtroppo con l’avvento del governo Berlusconi e del ministro Maurizio Sacconi, la norma fu immediatamente (e scelleratamente) abolita nel giugno del 2008, una vergogna poco conosciuta ai più e che non ha mai avuto una reale giustificazione. D’altronde i numeri diffusi dall’Istat nel 2011 parlano chiaro: fra il 2008 e il 2009 risulta siano state “licenziate” in Italia, con questo sistema truffaldino, circa 800mila neo-mamme. E se l’8 marzo scorso Marisa Nicchi e Titti di Salvo (ex-deputate di Sel) avevano spedito ad associazioni, sindacati e partiti una accorata missiva di sollecito che rimettesse in discussione la vicenda, arriva ora dalla democratica Maria Grazia Gatti, componente della commissione Lavoro di Montecitorio, un plauso alla posizione della Fornero.
Ricordando come da almeno due anni giacciano in Parlamento diverse proposte mirate alla risoluzione del problema, tra cui quella che porta la sua firma, la deputata del Pd si augura che sia la volta buona per rimediare: “Mettere assieme le varie proposte di legge presentate in Parlamento potrebbe essere il modo per raggiungere due obiettivi: migliorare la condizione delle donne lavoratrici e valorizzare la centralità dell’attività parlamentare nel processo legislativo. L’obiettivo di approvare rapidamente una norma efficace è possibile solo con un’ampia condivisione”.