Ancora una seduta da dimenticare per Unicredit, che per il giorno dell’Epifania regala agli investitori una volatilità straordinariamente preoccupante. Il suo titolo a Piazza Affari ha tentato in mattinata un rimbalzo, sfiorando guadagni anche del 5%. Tuttavia, subito dopo il pollice verso degli operatori ha iniziato a causare perdite fino al 12%.
Le azioni hanno anche rotto la soglia dei 4 euro, per poi risalire fino in zona 4,30 euro, riducendo le perdite a meno del 2%. Resta il fatto che in tre sedute sono stati bruciati circa 4 miliardi di capitalizzazione, passando da una quotazione di 6,33 euro del 3 gennaio a circa tre euro in meno solo oggi.
Il valore di capitalizzazione della banca si aggira sugli 8,6 miliardi. Due anni fa era intorno a 40 miliardi. Tutto questo, quando mancano tre giorni all’avvio della ricapitalizzazione da 7,5 miliardi, che avverrà con l’emissione di azioni super-scontate del 43%. E’ proprio questa la ragione delle vendite, che hanno fatto perdere al titolo oltre il 30% in due sedute.
Adesso, si inizia a mettere in dubbio la buona riuscita dell’operazione, tanto che il Financial Times si chiede apertamente se la sottoscrizione delle azioni avverrà totalmente e parla di problema Paese, dietro ai guai di Unicredit di questi giorni.
Il problema è che l’impatto dell’aumento di capitale tende sempre più ad essere del 100%, in relazione al valore attuale di capitalizzazione, quando solo due anni fa era stato del 10%, a fronte di una ricapitalizzazione da 4 miliardi. E non bisogna dimenticare che il 58,5% delle azioni Unicredit sono in mano a investitori stranieri, i più titubanti sulla partecipazione all’operazione.