Nel mese di novembre, gli ordinativi dell’industria tedesca sono scesi del 4,8% su base mensile. Lo rende noto il ministero dell’Economia di Berlino. In particolare, gli ordinativi interni sono diminuiti dell’1,1%, mentre quelli dall’estero del 7,8%. La stima è di gran lunga peggiore del previsto, dato che il consensus tra gli analisti era per un calo dell’1,7%.
Nel periodo ottobre-novembre, gli ordinativi sono cresciuti dello 0,2% sul bimestre agosto-settembre. Tuttavia, il dato di novembre preluderebbe a un rallentamento dell’attività produttiva della locomotiva tedesca nei mesi invernali, secondo lo stesso ministero.
Dunque, ciò che accade può essere spiegato facilmente. La Germania inizierebbe a pagare lo scotto di una crisi dell’Eurozona, che vede economie, come Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e altre in seria difficoltà, creando un tonfo nelle esportazioni tedesche verso questi Paesi.
Infatti, dato negativo è dovuto principalmente per il venire meno degli ordinativi esteri, mentre quelli interni cedono di molto poco. Per questo, si potrebbe ritorcere contro la stessa Berlino la mancanza di volontà nell’affrontare la crisi europea, che finora ha avuto sulla Germania la sola conseguenza positiva di un minore costo di rifinanziamento del suo debito pubblico e privato.
E commentando tutta una serie di dati dell’Eurozona, compreso il complesso problema del salvataggio della Grecia, il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, si è detta fiduciosa che il 2012 non sia l’anno della fine dell’euro, anche se ha ammesso che le economie dell’Area Euro stanno affrontando il problema del debito sovrano e della solidità del sistema bancario.
Intorno al 25 gennaio, ha annunciato Lagarde, saranno comunicate le stime sulla crescita mondiale prevista per quest’anno, ma risulteranno certamente al ribasso.