UE, da oggi al via con presidenza danese

La Danimarca ha assunto la presidenza di turno dell’Unione Europea, che durerà per tutto il primo semestre dell’anno. Toccherà alla bella Helle Thorning Schmidt, primo ministro da qualche mese, a capo di una coalizione di centro-sinistra, mediare e tentare di trovare una soluzione per la crisi dell’Eurozona. I mesi che verranno, infatti, sono considerati cruciali per il destino dell’euro, ma il paradosso è che a guidare le trattative sarà un Paese che l’euro non ce l’ha e che non intende averlo, se è vero che i sondaggi in Danimarca sono sempre più contrari all’adozione della moneta unica.

Lo stesso premier Schmidt ha ammesso che bisognerà concertare molto per arrivare a una soluzione condivisa, ma questa sarebbe la specialità danese, ha ironizzato, riferendosi alla situazione politica di Copenaghen, che vede un governo di coalizione, formato da tre partiti non proprio omogenei.

Sarà una sfida molto difficile per chiunque, ma a maggior ragione per la Danimarca, che non ha la moneta unica e che è un piccolo stato, con appena 5,6 milioni di abitanti. Per questo, gli osservatori sostengono che il ruolo della Schmidt sarà marginale e che le trattative vere e proprie saranno nelle mani dei 27 membri della UE. Tuttavia, in almeno un punto Copenaghen potrebbe essere importante: nella mediazione tra Gran Bretagna e il resto dell’Unione, specie dell’Eurozona, in particolare dopo lo strappo dello scorso 8 dicembre, che ha visto Londra allontanarsi da Bruxelles.

Come la Gran Bretagna, infatti, anche la Danimarca non fa parte dell’Area Euro ed è uno stato del Nord Europa e questo potrebbe offrirle maggiori chances di buona riuscita nella mediazione con gli altri stati. D’altronde, il premier danese ha detto esplicitamente che intende prodigarsi per tenere unita Londra al resto dell’Europa e ha invitato Francia e Germania ad assumere decisioni corali, perché sarebbe anche nel loro interesse avere il consenso degli altri stati.

Quanto agli altri punti del programma che la Danimarca intende perseguire, durante i sei mesi di presidenza, si mira a una politica verde, che accompagni l’Europa nella crescita tramite lo sviluppo delle rinnovabili e dell’economia culturale. Non meno importante, però, è l’obiettivo di responsabilizzare gli stati UE attraverso una maggiore disciplina di bilancio.

 

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