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WSJ, Merkel “ordinò” a Napolitano di licenziare Berlusconi. E’ impeachment?

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Giuseppe Timpone

Ieri il Wall Street Journal ha ricostruito in due pagine del suo quotidiano le vicende che portarono agli inizi di novembre alla caduta dell’ex premier Silvio Berlusconi e del suo governo. Secondo il WSJ, che allo scopo ha intervistato e sentito una ventina di personalità di spicco della politica, a ottobre il cancelliere tedesco Angela Merkel avrebbe chiamato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per assicurarsi che l’Italia stesse facendo il possibile per risolvere la crisi del debito che avrebbe potuto travolgere l’intera Eurozona. Nella conversazione, la Merkel rese presente al capo dello stato di ritenere che il premier Berlusconi non fosse in grado di affrontare l’emergenza e Napolitano le disse di augurarsi che il governo non andasse avanti per un voto di scarto.

Subito dopo la telefonata, Napolitano, avendo capito i diktat tedeschi, avrebbe fatto un primo giro di consultazioni, al fine di valutare se i partiti fossero disponibili a un cambio di governo.

Sia il Quirinale che la cancelleria di Berlino smentiscono che si sia parlato di una rimozione dell’allora premier, ma si parla solo di una chiacchierata sulla situazione del debito. Ma le testimonianze che il quotidiano americano del gruppo Murdoch propone lasciano intendere che le cose siano andate piuttosto diversamente. Nel quale caso, il capo dello stato si sarebbe posto nelle mani di un capo di governo straniero, tradendo spirito e sostanza della Costituzione italiana. Se, infatti, si accertasse senza dubbio che il Quirinale agì per fare cadere il governo, Napolitano sarebbe andato ben oltre le previsioni costituzionali e il suo sarebbe un caso di “attentato agli organi costituzionali”, oggetto di una possibile richiesta di impeachment, ossia della messa in stato d’accusa.

Troppo avanti con la fantasia? Non dobbiamo dimenticare il precedente del 1994. Berlusconi cadde per effetto di un ribaltone, che allora si sostenne sia stato orchestrato dall’allora presidente Oscar Luigi Scalfaro. Anche in quel caso, vi furono richieste di impeachment da parte dei Radicali di Pannella, che caddero ovviamente nel nulla.

Questo caso sarebbe in parte diverso, per due motivi essenziali. Il governo è caduto, pur disponendo di una maggioranza, il che darebbe conferma di pressioni dentro al Palazzo contro Berlusconi. Infine, non potrebbero anche solo minimamente essere accettabili pressioni internazionali, da parte di uno stato straniero, che ingerisse negli affari interni. Sarebbe una perdita di sovranità nazionale, di cui eventualmente (sempre se i fatti fossero accertati), il Quirinale si sarebbe reso responsabile.

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Giuseppe Timpone