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Anche una tassa sul dannoso “cibo spazzatura” allo studio nel nuovo sistema sanitario nazionale

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Giuseppe Di Spirito

Anche se le tasse sono “un male necessario”, non si può certo dire che siano salutari, almeno fino ad oggi. Per il prossimo futuro infatti sarebbero allo studio delle imposte che mirerebbero a scoraggiare il consumo del cosiddetto “junk food” (cibo spazzatura) e degli alcolici, con i proventi che servirebbero a finanziare la costruzione di nuovi ospedali e la manutenzione di quelli esistenti. Sul tavolo del ministro della Salute, Renato Balduzzi, ci sarebbe anche questa novità, insieme alle nuove regole per ticket, esenzioni, e ricalcolo dei tetti massimi per le spese farmaceutiche. Ma perchè tanta attenzione per quello che consumano gli italiani? Per capirlo meglio bisogna leggere le conclusioni di uno studio condotto dalla Scuola Superiore Sant’anna di Pisa, che illustra un problema di cattiva alimentazione sfociante in obesità adulta per il 10% degli italiani, circa 5 milioni di persone.

Tutto ciò causerebbe ben 8,3 miliardi annui necessari per cure mediche, in particolare malattie cardiovascolari e diabete, ed il supporto di dietologi e psicologi, anche se, più del presente, sono le previsioni a spaventare, stimando per il 2025 un tasso di obesità negli adulti che volerà al 43%.

Nulla di certo è ancora deciso, ma questo ed altro è contenuto in una bozza inviata dal ministero della Salute alla Conferenza delle Regioni, un documento che costituirà l’ossatura del nuovo “Patto per la salute” riguardante gli anni dal 2013 al 2015, da approvare assolutamente entro il 30 aprile 2012, con o senza l’approvazione degli enti locali. I dati d’altronde parlano chiaro, ben 106.905 miliardi di euro sono stati necessari per il servizio sanitario nazionale nel 2011, una cifra che risulta in crescita per i prossimi anni, stimata in circa 109 miliardi per il 2012, qualcosa in più per il 2013 e circa 111 per il 2014, tanto da spingere qualcuno ad ipotizzare una manovra correttiva tra qualche mese, mirata al rifinanziamento della sanità. Ovviamente se da un lato i soldi crescono, dall’altro si cercherà di tagliare dove possibile, e qui ritorna il vecchio adagio della chiusura o riconversione dei piccoli ospedali, da attuarsi entro il 31 ottobre 2013, nonchè dell’abbassamento delle spese farmaceutiche. L’Agenzia italiana del farmaco avrebbe offerto diverse strade, tra cui una rimodulazione per le succitate spese: al ribasso la spesa farmaceutica territoriale, passando dal 13,3% al 12,1% e verso l’alto la farmaceutica ospedaliera, passando dal 2,4% al 3,6%.

Altra nota dolente: i famigerati ticket, che dopo essere stati reintrodotti dal precedente governo, sarebbero di nuovo allo studio per essere ridisegnati o, meglio, “personalizzati”. Più precisamente si parlerebbe di forme progressive “di partecipazione alla spesa” che non sarebbero più fisse ma calmierate in base a parametri quali il reddito e l’eventuale presenza di patologie o invalidità dell’assistito.

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Giuseppe Di Spirito