Nel 2065 in Italia un abitante su tre avrà più di 65 anni e si triplicherà il numero di stranieri. Questo è quello che si evince dal report sul futuro demografico italiano pubblicato dall’Istat, istituto di statistica nazionale. Secondo lo studio recentemente completato, fra poco più di cinquant’anni la popolazione straniera in Italia aumenterà fortemente, passando dagli attuali 4,6 milioni a ben 14,1 milioni. Si legge nel report: “La popolazione straniera residente è stata, negli anni recenti, protagonista di dinamiche demografiche molto sostenute sul territorio nazionale. La presenza di fattori esogeni al Paese nella determinazione e nella composizione dei flussi migratori internazionali, ma anche la regolamentazione dell’immigrazione e le modalità di integrazione, nonchè l’elevato comportamento riproduttivo delle cittadine straniere e la vivace mobilità interna alla costante ricerca di opportunità di lavoro migliori, hanno fatto aumentare la dimensione complessiva della popolazione immigrata regolare”. Tutti i fattori elencati porteranno agli ulteriori incrementi previsti entro il 2065.
Oltre a questo, si prevede che ci sarà un forte aumento della popolazione oltre i 65 anni d’età. Oggi gli ultra sessantacinquenni sono il 20,3% della popolazione totale, ma si prevede che entro il 2043 la percentuale aumenti fino a oltre il 32%, per poi consolidarsi nel 2056 intorno al 32-33%.
La crescita degli anziani determinerà un calo della percentuale di popolazione sotto i 14 anni, che oggi rappresenta il 14% della popolazione totale: decrescerà fino a raggiungere il 12,4% nel 2037. Sempre secondo l’indagine, l’Istat rileva che dopo il 2059 l’età media si stabilizzerà sui 49,7 anni, al termine cioè del processo d’invecchiamento del Paese. Lo studio prevede poi che nel 2065 la popolazione totale dovrebbe raggiungere il numero di 61,3 milioni di persone. Tenendo conto delle variabili associate ad eventi demografici significativi, la stima della popolazione totale entro quell’anno oscilla tra 53,4 milioni a 69,1 milioni.
Diminuirà nel corso di questi cinquant’anni la forza lavoro, considerando la diminuzione della popolazione in età lavorativa, ovvero fra i 15 e i 64 anni. La popolazione in età lavorativa passerà dal 65,7 % di oggi al 62.8% nel 2026. Negli anni successivi la diminuzione sarà più importante, raggiungendo un minimo del 54,3% nel 2056, stabilizzandosi poi intorno al 54,7% nel 2065. L’indice di dipendenza degli anziani, ovvero il rapporto fra sessantacinquenni e oltre e la popolazione in età lavorativa, crescerà fino al 2065: dall’attuale 30,9% si passerà al 59,7%.