Il gruppo di hacker conosciuto come Anonymous ha attaccato il sito di Stratfor, agenzia americana di geopolitica e intelligence. Sono state rubate centinaia di numeri di carte di credito e molte altre informazioni personali dei clienti dell’agenzia. Dai conti correnti di cui sono stati rubati i dati, sono partiti dei bonifici a favore della Croce Rossa, di Save the Children e di altri enti di beneficenza. La società Stratfor, fondata da George Friedman, rappresenta l’avanguardia nel settore dell’informazione strategica e politica mondiale. E’ da anni impegnata nella lotta alla pirateria informatica ed ha un grande seguito fra gli addetti ai lavori, oltre che avere fra i suoi utenti importanti personalità ed istituzioni americane e non. Fra gli utenti Stratfor ci sono, ad esempio, Bank of America e il Dipartimento della Difesa: entrambe le istituzioni sono state derubate da Anonymous.
“Merry Lulzxmas!” hanno scritto gli hacker dopo aver bucato il sito americano. Il gruppo di hacker che difese Wikileaks e Assange, dopo questo atto natalizio decisamente non convenzionale, ha dimostrato ancora una volta di essere impegnato socialmente (a suo modo): Anonymous «ha cambiato il modo in cui il mondo pensa agli hacker attribuendogli anche un ruolo di attivisti». Che siano definibili attivisti o meno è senza dubbio discutibile, ma resta il fatto che da qualche mese a questa parte questo gruppo ha cambiato radicalmente l’immagine dell’hacker nell’opinione pubblica.
I Robin Hood della rete sono stati recentemente definiti “hacktivists”, hacker che lottano per una società più equa e giusta. Su Twitter il gruppo ha dichiarato di avere l’intento di rubare ai ricchi per dare ai poveri; di certo è riuscito a mettere in ginocchio un colosso dell’economia americana che puntava tutto sulla sicurezza informatica. Lo stesso Friedman, capo della società, ha scritto in una mail ai propri utenti: “Abbiamo ragione di credere che i nomi dei nostri sottoscrittori sono stati rivelati su altri siti”. “Stiamo indagando diligentemente per scoprire che tipo di informazioni sono state sottratte”.
Dopo l’accaduto, la domanda che molti si pongono è: esiste veramente un luogo sicuro sulla rete in cui conservare i propri dati personali? Casi come questo fanno pensare che ci sia sempre un modo per aggirare i sistemi di sicurezza, anche i più sofisticati come quelli usati dalla Stratfor.