Riparte con la “fase 2” il governo Monti, ora c’è bisogno di far crescere il Paese

Passata la parentesi natalizia, mercoledi mattina si riunisce di nuovo il Consiglio dei ministri per cominciare la “fase 2” del programma di governo, una ripartenza che si preannuncia all’insegna di tagli alle spese e di incentivi per la crescita. Sul tavolo in prima fila anche le tanto attese liberalizzazioni, il rifinanziamento delle infrastrutture e gli incentivi per i privati che si impegneranno nelle opere pubbliche, non tacendo l’avvio della discussione sulla riforma del mercato del lavoro, il punto forse più delicato che il nuovo esecutivo si troverà ad affrontare, con i sindacati già sul piede di guerra ed il ministro Elsa Fornero che suo malgrado ha dato l’impressione di una falsa partenza a livello mediatico.

I partiti si riposizionano in vista dei nuovi provvedimenti, il Pdl in particolare sembra scalpitante, annunciando tramite il presidente dei senatori, Maurizio Gasparri, di essere pronto ad appoggiare ancora Monti, auspicando però una particolare attenzione sulle liberalizzazioni: “Si tratta di affrontare i problemi veri, non di perseguitare alcune categorie. Bisogna attuare le riforme riguardanti i servizi pubblici locali e contrastare i veri potentati che condizionano la vita economica italiana“.

Ma l’atteggiamento di ambiguità del Popolo della Libertà non si è certo dissolto durante le festività natalizie, visto che lo stesso Gasparri chiarisce che temi come quello della riforma della legge elettorale vanno lasciati ai partiti politici, lanciando degli altolà verso alcune ingerenze, definite “l’iperattivismo di alcuni”, che proverrebbero da ambienti del governo. Gli fa eco Fabrizio Cicchitto che appare sempre preoccupato di tenere chiuso in un ben delimitato recinto un esecutivo che potrebbe costruire un consenso politico sulla scia del momento di emergenza che è chiamato a gestire. Sul fronte opposto, al catastrofismo di Antonio Di Pietro che già decreta il fallimento della “cura da cavallo di Monti” ed invoca le elezioni anticipate, si accompagna lo scetticismo di Nichi Vendola che bacchetta il Pd per aver permesso la nascita di un governo che ha ipotecato la probabile vittoria del centrosinistra, nel caso si fosse già andati al voto: “Noi non siamo il governo Monti e vogliamo chiudere la stagione del berlusconismo con una svolta a sinistra. Monti faccia la sua opera nel tempo più breve possibile e poi la parola passi alla democrazia».

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Per il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, si tratta invece di un comportamento “surreale” quello di alcuni raggruppamenti politici verso il Governo Monti: “Leggendo i giornali sembra che molti, scampato il pericolo, siano pronti a riprendere le vecchie abitudini, ma il pericolo è più che mai davanti a noi e, se non cancelliamo le vecchie abitudini, potrebbe travolgerci“.

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