Il Natale non porta pace al mercato dei bond governativi italiani. Stamane, lo spread decennale tra i BTp e i Bund tedeschi sale oltre ai 500 punti base e in queste ore il BTp a dieci anni rende il 7,08%. Siamo sempre punto e a capo.
In sostanza, non è bastata la manovra lacrime e sangue di Monti a riportare un minimo di fiducia tra gli investitori. Al contrario, pare proprio che tra di loro prevalga la valutazione della portata recessiva delle misure del governo, che il prossimo anno potrebbero intensificare il calo già in atto del pil, portando la decrescita anche oltre l’1%.
Tutto questo rende pesante il comparto dei titoli di stato, i cui rendimenti sul decennale continuano ad attestarsi sui livelli quasi ai massimi registrati in tutti questi mesi di crisi.
Oltre tutto, questa è la prima seduta effettiva in cui mercati valutano l’impatto dell’accordo tra Cina e Giappone, dopo la visita di Santo Stefano del premier nipponico Yoshihiko Noda al presidente cinese Hu Jintao, a Pechino.
Aldilà dei buoni propositi sotto il profilo delle relazioni commerciali, il punto dirompente del vertice ha riguardato la possibilità di regolare gli scambi tra le due economie asiatiche, consentendo la conversione diretta tra yen e yuan e viceversa, senza passare prima per il dollaro, come continua ad avvenire fino a oggi.
Questo significa una sola cosa: quando l’accordo entrerà in vigore, ossia dal momento in cui la Cina renderà effettivamente libero l’ingresso di capitali giapponesi, il dollaro inizierà a perdere il ruolo di valuta di riserva internazionale e sarà ridimensionato negli scambi tra i vari stati. Infine, è stato deciso che Tokyo potrà acquistare titoli del debito pubblico di Pechino.