Addio a Giorgio Bocca, l’anti-italiano

“Il mestiere del giornalista è molte cose che si imparano: scrivere chiaro e in fretta, avere capacità di sintesi, non perdersi nei dubbi e nelle esitazioni, ma anche essere colto, aperto al mondo e alle sue lezioni, capace di emozioni, di solidarietà umana”: questa la lezione che Giorgio Bocca ci lascia. Il giornalista si è spento ieri all’età di 91 anni nella sua casa di Milano: nato nel 1920, si è presto dedicato al giornalismo scrivendo i primi pezzi su periodici locali e sul settimanale La Provincia Cuneense.

Durante la seconda guerra mondiale si arruola come allievo ufficiale alpino, dopo l’armistizio è tra i fondatori della formazione partigiana Giustizia e Libertà. Dopo la fine della guerra preferisce tornare a raccontare l’Italia piuttosto che intraprendere la strada politica: scrive per il giornale di GL, lavora per la Gazzetta del Popolo, per l’Europeo e per Il Giorno. Nel 1976 è tra i fondatori del quotidiano la Repubblica, con il quale non ha mai smesso di collaborare.

L’ultimo suo articolo risale al 28 novembre 2011, incentrato sull’alluvione che aveva colpito la Liguria: “Il dramma di questo Paese è di avere queste contraddizioni che non possono essere guarite dall’intervento del governo, ma sono connaturate alla storia delle popolazioni”, la frase con cui si chiedeva il pezzo pubblicato nella rubrica “L’antitaliano”, sull’Espresso. Guidato da uno stile semplice ed essenziale, Bocca ha raccontato gli ultimi sessanta anni della vita italiana: dal terrorismo a tangentopoli, mezzo secolo di Italia scritta dal giornalista che ha pubblicato anche numerosi libri. L’ultimo, “Grazie, no”, uscirà postumo l’11 gennaio e racchiude le “sette idee che non dobbiamo più accettare”: la crescita folle, la produttività, il nuovo dio, la lingua impura, il dominio della finanza, la corruzione generale, la fine del giornalismo, l’Italia senza speranza.

«Tutti quelli che fanno il giornalismo lo fanno sperando di dire la verità: anche se è difficile, li esorto e li incoraggio a continuare su questa strada»: questo il messaggio lanciato ai giovani nel 2008 quando gli fu assegnato il premio “Ilaria Alpi” alla carriera. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricorda Bocca come “una figura di spicco del movimento partigiano rimasto sempre coerente con quella sua fondamentale scelta di campo per la libertà e la democrazia”; “Giorgio Bocca – prosegue Napolitano – ha scandagliato nel tempo la realtà del nostro Paese e le sue trasformazioni con straordinaria intransigenza e combattività”.

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