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Russia, Medvedev promette riforme. Pochi gli credono

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Giuseppe Timpone

Il presidente russo Dmitri Medvedev ha tenuto ieri il discorso più breve del suo mandato, in cui ha cercato di affrontare un po’ tutti i nodi della situazione politica di queste settimane, che vedono migliaia di persone scendere in piazza contro il risultato delle elezioni dello scorso 4 dicembre. Si preannunciano altre imponenti manifestazioni, forse le più partecipate dal 1993 e così il Cremlino sta cercando di correre ai ripari per evitare di restare travolto dall’ondata di sdegno popolare contro la corruzione e il sistema politico oligarchico nelle mani di Putin e Medvedev.

Il presidente ha affermato di capire il sentimento di quanti invocano il cambiamento, ma ha avvertito che non saranno accettate ingerenze esterne, perché la Russia ha bisogno di democrazia e non di caos.

Per porre rimedio alle proteste, Medvedev ha annunciato il varo di un pacchetto di riforme, che dovrebbero mirare a rimuovere alcuni dei punti più contestati dalle opposizioni. Anzitutto una nuova legge elettorale che reintroduca per la metà dei seggi della Duma (225 su 450) il voto uninominale, con la possibilità, quindi, dei cittadini di scegliere il candidato. E anche l’elezione diretta dei governatori degli stati, abolita da Putin, che ha preferito l’introduzione del metodo di cooptazione, potrebbe essere reintrodotta, mentre si dovrebbero anche di molto abbassare le soglie minime per le firme da raccogliere, che per le politiche e le locali potrebbero anche essere abolite.

Il Cremlino avrebbe allo studio anche la creazione di una TV pubblica indipendente che possa affiancare la TV di stato più schierata con il potere oligarchico. Tuttavia lo scetticismo è molto forte e molti analisti ritengono che sia una risposta tardiva alle richieste della popolazione, che rischia di non portare da nessuna parte, se non all’accelerazione del collasso di questo sistema granitico di potere.

Putin pensa, intanto, alla sua campagna elettorale per le presidenziali di marzo, dove è evidente che non potrà permettersi passi falsi che scatenino una seconda più vasta ondata di indignazione popolare.

Stupisce che la coppia politica più influente in tutta la Russia avesse ben altre preoccupazioni fino agli inizi di dicembre. E’ chiaro come parte dell’enorme consenso di cui i due godevano sia stato sciupato e adesso non è così automatico recuperarlo.

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Giuseppe Timpone