Per gli agricoltori italiani il 2010 è stato l’anno in corrispondenza del quale, si spera, potrebbe essere stato toccato il punto più basso dal fronte della redditività. Stando infatti alle stime di Eurostat, per quest’anno il reddito degli agricoltori italiani ha fatto registrare anno su anno un incremento dell’11,4% rispetto al 2010, ma siamo ancora lontani dai livelli precrisi, ed in particolare da quelli dell’anno 2005. A metterlo in evidenza è stata la Cia, Confederazione Italiana Agricoltori, tenendo conto del fatto che negli ultimi dieci anni la caduta dei redditi degli imprenditori agricoli italiani è stata in media pari a ben il 30%, con la conseguenza che molte fattorie e stalle hanno chiuso i battenti.
E se per fortuna i redditi sono tornati a crescere, le criticità nel comparto sono ancora in essere a partire dalla pressione contributiva e passando per l’inasprimento dei costi per l’energia e, in ultimo, la tassazione sui terreni e sui fabbricati rurali.
Gli ultimi dieci anni, con un -30% dei redditi, sono stati ancora più difficili per l’imprenditoria agricola italiana in quanto nel frattempo i costi di produzione sono aumentati del 20%. Lo stesso, ricorda la Cia, dicasi anche per i contributi e per i costi della burocrazia, sempre con rialzi a due cifre, a fronte invece di prezzi all’origine, ovverosia dal campo al grossista, che sono crollati del 15%. Questi ribassi tra l’altro non vengono trasferiti al consumo visto che spesso quei pochi centesimi di euro al chilo pagati all’agricoltore si trasformano in euro nella vendita al dettaglio.