E’ stata nulla nello scorso mese di novembre del 2011, rispetto ad ottobre del 2011, la variazione relativa all’indice delle retribuzioni contrattuali orarie che, invece, su base annua è aumentato ma solo dell’1,5%, ovverosia su valori decisamente al di sotto dei livelli dell’inflazione. A scattare questa fotografia sul mercato del lavoro è stato l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) che, inoltre, ha rilevato, per il periodo dal mese di gennaio al mese di novembre del 2011, una crescita delle retribuzioni contrattuali anno su anno pari all’1,8%.
La crescita anno su anno è frutto del +1,9% di incremento delle retribuzioni contrattuali nel settore privato, e della variazione nulla registrata per i dipendenti della Pubblica Amministrazione. Lo 0% di incremento nella PA non stupisce visto che da tempo, manovra dopo manovra, i dipendenti pubblici prendono sempre gli stessi soldi, spesso anche meno, mentre i rincari dei beni e dei servizi avanzano inesorabili.
Non a caso la Federconsumatori in queste ore ha aggiornato la stangata 2011 a carico delle famiglie, calcolata proprio in termini di perdita del potere d’acquisto. Nel dettaglio, strette dalle manovre finanziarie a raffica, e dalla crisi economica, le famiglie italiane dove entrano 1.500 euro al mese perdono potere d’acquisto per ben 324 euro l’anno, mentre si sale a 432 euro annui per quelle famiglie dove le entrate toccano i 2.000 euro al mese. In soldoni questo significa che la perdita secca è pari in media ai soldi che in un mese una famiglia italiana spende per portare ogni giorno il pranzo e la cena a tavola.