Se non siamo ancora tecnicamente in recessione, è solo questione di tempo. L’Istat ha diramato i dati della crescita nel terzo trimestre dell’anno, che ha visto il pil diminuire dello 0,2% rispetto al secondo trimestre. E’ la prima volta che accade dal 2009 e l’attesa era decisamente migliore, più che altro di un andamento piatto. Nel secondo trimestre, la variazione congiunturale era stata dello 0,3%.
Su base tendenziale, ossia rispetto al terzo trimestre del 2010, la crescita è stata positiva dello 0,2%. A questo punto, gli analisti si attendono un quarto trimestre decisamente in calo, anche dello 0,6% sul terzo trimestre, per Unicredit. Solo con due trimestri consecutivi in variazione congiunturale negativa, si potrà affermare che l’Italia è in recessione.
Il nostro Paese, quindi, sarebbe il primo tra i grandi stati UE ad entrare in recessione e a contribuire negativamente alla crescita europea. Gli analisti si attendono che questo scenario negativo perduri per almeno altri 3-4 trimestri, cioè, che non si abbia una variazione positiva prima della fine del 2012.
Se l’Ocse aveva già previsto un pil a -0,5% per il l’Italia nel 2012, Confindustria aveva portato il dato negativo a -1,6%, mentre SocGen lo stima in non meno di -0,9%, ma con tendenza al peggioramento e Ing prevede un -1%.
Solo gli indici sulla fiducia delle imprese e dei consumatori nei prossimi mesi potranno dirci quale potrebbe essere la portata recessiva. Se finora essi hanno tenuto, dopo l’approvazione della manovra, i dati potrebbero peggiorare nettamente e con essi il tonfo del pil.
La crescita acquisita, a questo punto, per il 2011, è dello 0,5%, cioè, se non vi saranno variazioni di sorta nel dato del quarto trimestre.