2 milioni e 102 mila. Sono i numeri di chi in Italia era in cerca di un’occupazione al 31 dicembre del 2010. A rilevarlo è stato l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, in accordo con l’Annuario statistico italiano 2011, da cui è altresì emerso anche un aumento del tasso delle cosiddette persone inattive. L’Istituto ha inoltre rilevato come nel nostro Paese le persone in cerca di occupazione siano cresciute anno su anno negli ultimi tre anni a conferma di come senza nuovi posti di lavoro, quelli veri, la crescita economica robusta l’Italia rischia di vederla col cannocchiale ancora per molti anni.
E se nel complesso l’occupazione tiene, con un conseguente tasso di disoccupazione al di sotto della media europea, lo si deve in prevalenza ai lavoratori stranieri, la cui quota nel 2010 è salita al 9,1% rispetto all’8,2% del 2009. A risentire maggiormente della pessima congiuntura, stando a quanto comunicato dall’Istat con una nota informativa, è la cosiddetta occupazione standard, ovverosia quella che porta alla stipula di un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Questo per dire che per ogni dipendente licenziato aumentano i contratti di lavor0 instabili, le collaborazioni, e le note partita Iva di persone che lavorano in proprio in un regime di mono committenza. A livello di singolo settore economico, l’Istat afferma che c’è stato un calo secco del 4% dell’occupazione degli addetti nel settore industriale a fronte di un -0,7% nel comparto delle costruzioni; bene, con un +0,2%, il terziario che resiste con 35 mila unità lavorative in più.