Il giudizio del Commissario agli affari monetari Olli Rehn non è positivo sulla manovra del governo Monti. Rehn ha preso atto con soddisfazione dell’impegno con cui l’esecutivo a Roma sta cercando di rispondere alla richiesta di un riequilibrio dei conti pubblici, ma allo stesso tempo ha rilevato come queste misure siano prevalentemente incentrate su aumenti di entrate e non su tagli alla spesa pubblica, una cosa che ha definito non buona, sebbene abbia riconosciuto che non sia facile fare altrimenti in una fase di crisi come questa.
Rehn ha proseguito la sua analisi, sostenendo che adesso bisognerà approvare provvedimenti che vadano incontro alla necessità di liberalizzare il mercato e le singole professioni, perché l’economia di un Paese non può essere ostaggio di interessi di parte. Quindi, invita a dare vita a una seconda fase, imperniata sulla crescita, senza perdere lo slancio sin qui mostrato nell’approntare le misure.
Il commissario ha aggiunto che bisogna porre adesso l’enfasi sulle azioni in favore della crescita, ma ha avvertito che ciò non potrà avvenire aggiungendo al debito pubblico pregresso nuovo debito, perché la ragione della crisi sta proprio nella sfiducia dei mercati sulla sostenibilità dei conti pubblici, quindi, deve essere necessario agire per riequilibrarli e non è il caso italiano di un utilizzo degli stabilizzatori automatici, per creare occupazione. In altri termini, l’Italia non avrebbe più margini per agire sul lato della spesa.
Tenendo in considerazione il linguaggio diplomatico e spesso anche accademico che la Commissione utilizza nel formulare giudizi sui bilanci e sulle manovre finanziarie dei singoli stati, non vi è dubbio che Bruxelles non sia affatto soddisfatta della manovra di Monti, giudicandola troppo sbilanciata sulle tasse. Ovviamente, non può che essere visto con favore il raggiungimento degli obiettivi di bilancio.