La manovra ha ricevuto la fiducia del Governo e il Presidente Monti è intenzionato a proseguire con le liberalizzazioni. Durante la conferenza stampa tenutasi a Palazzo Chigi con alcuni rappresentanti di enti locali del Sud, il Premier ha dichiarato che le iniziali opposizioni alle liberalizzazioni «non sono una novità in Italia né in Europa e spesso non vengono risolte al primo colpo, ma si possono superare con una determinazione tenace». Monti ha spiegato anche, durante la conferenza, che il Piano Sud non darà nuovi fondi al Meridione, bensì aiuterà «a usare meglio quelli già assegnati, in particolare 3,1 miliardi dei 26 miliardi di euro che le Regioni dovranno spendere entro il 2015».
E’ stato Piero Giarda, ministro per i rapporti con il Parlamento, a dare l’annuncio: il Governo ha approvato la manovra «sul testo approvato dalle commissioni». Certo l’approvazione non è avvenuta in modo totalmente pacato: […] durante la seduta del Parlamento, due onorevoli hanno sollevato nella Camera degli striscioni contro la manovra. Gianluca Bonanno e Fabio Rainieri, i due parlamentari che hanno provocato l’agitazione in aula […], sono stati espulsi da Gianfranco Fini, che ha redarguito tutti i colleghi: «Abbiate atteggiamento consono. Sono i pecorai che fischiano non i deputati».
La seduta della Camera, cominciata mercoledì sera e prolungatasi tutta la notte, ha visto molti interventi di esponenti della Lega, che si sono pronunciati contro la manovra del Governo. I lavori poi sono ripresi ieri in mattinata, con il Governo che ha posto la sua fiducia sul testo della manovra approvato dalle commissioni. Ora tocca alla Camera, che è chiamata a votare la fiducia prima possibile per poter avere la legge pronta entro Natale.
Nonostante le continuate proteste della Lega, la fiducia sembra ormai cosa fatta. Questi giorni hanno definitivamente fatto vedere come la nuova maggioranza a sostegno del Governo sia costituita da Pd-Pdl-Terzo Polo, che costituiscono il tridente a supporto di Monti. E’ cambiata la posizione dei dipietristi, con il loro leader, Antonio Di Pietro, che ha fatto dietrofront rispetto alla sua posizione iniziale nei confronti di Monti, dichiarando di non voler votare la fiducia alla nuova manovra del Governo.