Russia, ex premier chiede a UE nuove elezioni. Epurati due giornalisti

Continuano a fare discutere le elezioni politiche dello scorso 4 dicembre per il rinnovo della Duma in Russia. Se in un primo momento l’attenzione si era concentrata tutta sull’esito del voto che aveva determinato un ridimensionamento oltre le attese di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, con il passare delle ore e dei giorni tutto il mondo parla di questo voto per gli scandali legati ai presunti brogli e la reazione che questi hanno suscitato tra la popolazione indignata. Sabato sono scese in piazza decine di migliaia di persone a Mosca, ma anche in altre piazze di altre città russe. L’oggetto delle urla tra i manifestanti era solo Putin e il sistema corrotto che parte della popolazione ritiene egli abbia instaurato.

Finora il governo e il Cremlino sembrano non avere crepe interne, anche perché si avvicinano le elezioni presidenziali di marzo, dove Putin non può permettersi di perdere per nessuna ragione al mondo.

Eppure alcuni ex compagni di ventura lo hanno mollato clamorosamente. Come Aleksej Kudrin, il fido ministro delle finanze, che per oltre una decina di anni è stato considerato il responsabile della rinascita economica russa. Licenziato senza complimenti da Medvedev, due giorni fa ha affermato di non avere votato per Russia Unita e che intende dare vita a un partito di destra liberale. Adesso anche l’ex premier Mikhail Kasyanov, licenziato da Putin nel 2004, a Strasburgo, presso la sede dell’Europarlamento, ha invitato la UE a pretendere che a Mosca siano rinnovate le elezioni, con osservatori internazionali a monitorare la regolarità del voto.

Ma il governo non sembra tracollare. Ieri un giornalista del popolare quotidiano Kommersant è stato licenziato dal direttore, in quanto i suoi articoli sulle elezioni sono sembrati eccessivamente critici verso Putin. Già in precedenza, un altro giornalista del quotidiano era stato mandato a casa dopo avere pubblicato la cosiddetta “mappa dei brogli”.

Nulla di strano, in realtà. Ogni editore ha il diritto di scegliere la linea politica che preferisce e di cacciare i dipendenti che non si adeguano. Solo che nel caso di Kommersant, più che di una scelta autonoma, molti parlano di pressioni del Cremlino e del governo sul magnate Alisher Usmanov, azionista anche di Gazprom, che non può certo permettersi una “inimicizia” con Putin o Medvedev.

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