Russia, Mosca in piazza contro Putin chiede rinnovo voto

Sarebbero centomila i manifestanti che ieri hanno sfidato il freddo e il tintinnio di manette che pende su quanti osino protestare e che sono scesi in piazza per dire no al Cremlino e a Putin. Si tratta della manifestazione più numerosa dal crollo dell’Urss, organizzata in meno di tre giorni grazie ai social network e alla tanta rabbia repressa in un Paese da anni rassegnato a convivere con la corruzione, il calpestamento delle libertà civili e fondamentali e con il dilagare della criminalità. Ma ieri erano tantissimi gli studenti, le donne, gli anziani, che hanno voluto gridare in almeno una quarantina di piazze russe il loro malcontento. Ovvio, la manifestazione più importante era attesa a Mosca, dove avrebbero sfilato non meno di 40 mila persone, capeggiate da partiti più disparati, come comunisti, nazionalisti, liberali, accomunati solo dalla loro opposizione al governo di Vladimir Putin e al Cremlino di Dmitri Medvedev e dalla indignazione per l’esito delle elezioni di una settimana fa.

Gli slogan più utilizzati erano “Putin, vattene”, “Putin ladro”, “Ridateci il voto”. In effetti, la piazza di ieri non era solo uno sfogatoio di sentimenti repressi, ma rappresentava la volontà degli oppositori di convincere pacificamente le istituzioni a rinnovare la tornata elettorale di ieri, dopo la pubblicazione su internet di presunti brogli in favore di Russia Unita, il partito di Putin.

Ovviamente, le probabilità che questo accada sono nulle, ma da ieri sia il governo che il Cremlino sanno che tante cose non saranno più possibili nelle prossime tappe istituzionali e politiche. Non c’è solo la rassegnazione in Russia, ma una società civile, che sembra avere alzato la testa rispetto ai partiti da cui viene rappresentata. In effetti, ieri non è stata la riscossa dei comunisti di Ziuganov o dei liberali nazionalisti di Zhirinovskji, ma di centinaia di blogger, di artisti, uomini comuni, che hanno voluto inviare al Cremlino un messaggio chiaro: “Basta!”.

Nessuno può illudersi che quanto accaduto ieri possa essere l’inizio di una primavera russa, perché non esiste una opposizione a Putin, che non scada nella nostalgia per il bolscevismo sovietico o nella stravaganza del nazionalismo. Tuttavia, sembra adesso che lo stesso premier stia prendendo atto che non sarà più così possibile giocare con le istituzioni a proprio piacimento, come accaduto in questi ultimi anni. Lo scambio di ruoli tra lui e Medvedev non è più così scontato.

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