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Tasse capitali scudati: si chiede maggior prelievo

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Filadelfo Scamporrino

Anche coloro che hanno fatto rientrare i capitali all’estero, pagando nei mesi scorsi un’aliquota risibile, “parteciperanno” alla manovra del Governo Monti con un prelievo aggiuntivo su questi capitali pari all’1,5%. Non manca però chi chiede un aumento di tale aliquota, a partire dalla Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) secondo la quale occorre necessariamente che si liberino maggior risorse per lo sviluppo e per la crescita del nostro Paese. D’altronde se il nostro prodotto interno lordo nazionale crescesse al ritmo di quello della Germania i quasi 1.900 miliardi di euro di debito pubblico non farebbero storcere il naso più di tanto agli investitori istituzionali che, invece, continuano a tenerci rigorosamente sulla corda, giorno dopo giorno con esclusione del sabato e la domenica solo perché i mercati sono chiusi.

Basti pensare che in chiusura oggi lo spread Btp-Bund è tornato a rasentare il livello dei 450 punti base. Trattasi di un differenziale troppo alto perché si possa sostenere nel lungo periodo visto che significa, attualmente, pagare il 6,5% circa per rifinanziare il debito con una durata media pari a 10 anni.

Intanto la richiesta della Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) di aumentare il prelievo sui capitali scudati potrebbe cadere nel vuoto a causa di problemi di natura tecnica visto che nel frattempo questi soldi, esportati in passato in maniera illecita all’estero, potrebbero aver cambiato intermediario rispetto a quello con cui è stato fatto lo “scudo”. Insomma, in Italia fare cassa sui contribuenti “visibili”, quelli che pagano le tasse con prelievo alla fonte, continua ad essere decisamente più semplice e redditizio per le casse dello Stato.

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Filadelfo Scamporrino