Rischia di passare un pò in sordina, ma quella dell’asta delle frequenze Tv è una vicenda che peserà molto sugli equilibri mediatici del prossimo futuro. E’ stata in particolar modo Italia dei Valori a dar fuoco alla miccia, ipotizzando che sulla questione vi siano dei precisi accordi “dietro le quinte” per non interferire sulla linea stabilita dal precedente governo Berlusconi. Antonio Di Pietro mette in luce diverse contraddizioni, non ultima la questione del rientro economico, poichè vendendo le frequenze secondo criteri di mercato si potrebbe ottenere una cifra che andrebbe ad esempio a coprire i costi della deindicizzazione delle pensioni, argomento ripreso anche dal Partito Democratico.
L’Onorevole Paolo Gentiloni fa quindi notare che il valore delle frequenze è di circa 1,5 miliardi e che “sono un bene pubblico che non può essere regalato”. E’ un fatto, quindi, che la spinosa questione sia stata inserita nel dibattito in corso tra tutte le forze politiche sugli aggiustamenti da fare alla manovra per renderla più equa e sopportabile dai cittadini. Ma per il momento il governo Monti mantiene sul punto una posizione attendista, quasi ambigua.
Domenica scorsa, al termine della conferenza stampa di presentazione delle misure approvate dal Consiglio di Ministri, il titolare dello Sviluppo Corrado Passera si era svincolato affermando che l’argomento non era ancora stato trattato, mentre nelle ultime ore il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha timidamente aperto alla discussione, parlando di una necessità di “sedersi e riprogettare”.
Per quanto riguarda il Terzo Polo, l’On. Carmelo Briguglio, di Fli, è sulla stessa linea del collega Gentiloni, ritenendo assurdo che “si regali un bene pubblico di milioni di euro a fronte di una manovra che impone agli italiani durissimi sacrifici” e proponendo una regolare asta il cui ricavato vada a sostenere quelle misure che fermano per 2 anni l’adeguamento previdenziale al costo della vita. Intanto il settimanale “Il Futurista”, vicino all’area politica di Gianfranco Fini, è più esplicito e lancia su Facebook un evento denominato “Appello a Monti: non regalare le frequenze a Berlusconi”.
Se il fuoco cova sotto la cenere, il leader Udc Pier Ferdinando Casini sente aria di un possibile scontro con il Pdl che potrebbe compromettere i delicati equilibri che sorreggono il governo e tenta come al solito la strada della diplomazia: “Facciamo le cose una alla volta, è meglio agire sulle cose sulle quali siamo d’accordo che puntare su quelle che potrebbero dividerci“.