Era attesa l’asta di oggi in Germania, dopo il flop dei decennali del 23 novembre scorso, quando a fronte dei 6 miliardi offerti dal governo tedesco, il 35% è andato scoperto ed è dovuta intervenire la Bundesbank a comprare i titoli rimasti invenduti. La ragione del fallimento di allora giaceva nei rendimenti troppo bassi, solo all’1,98%, che ha disincentivato gli investitori a collocare i loro risparmi all’asta di Berlino.
E mai dal Secondo Dopoguerra, i titoli decennali tedeschi erano stati emessi a un valore al di sotto del 2%, il che la dice lunga sulla eccezionalità di questa fase.
Oggi, invece, Berlino offriva fino a 5 miliardi in Bobl a cinque anni, a fronte dei quali la domanda è stata pari a 8,76 miliardi, ossia 2,1 volte superiore all’offerta effettiva, poco sopra i 4 miliardi. Il rendimento medio dell’asta è stato dell’1,11%. Rispetto ai nostri rendimenti quinquennali, lo spread ammonta a più di 500 punti base, anche se nel nostro caso bisognerà capire se il trend positivo sul secondario proseguirà anche nel mercato primario.
Il clima prima e dopo l’asta tedesca è stato positivo. Ormai da giorni gli operatori si attendono un risvolto positivo alla crisi dell’Eurozona, che dovrebbe essere affrontata domani al Consiglio Europeo, con sviluppo che si sperano essere definitivi su una qualche soluzione.
I mercati auspicano risposte concrete e definitive sull’Efsf, il Fondo europeo di salvataggio, che ieri S&P ha annunciato di avere messo sotto osservazione, per un eventuale “downgrade”, sul ruolo della BCE, che potrebbe godere di maggiori poteri di intervento e, infine, sulla questione degli Eurobond, anche se su questo punto l’opposizione dei tedeschi dovrebbe rimanere forte e impedire il raggiungimento di un’intesa.