E’ stato il giorno della presa di coscienza che qualcosa è cambiato in Russia, che i risultati non sono più scontati e garantiti come fino alle scorse elezioni politiche e presidenziali. Il partito del presidente Dmitri Medvedev e del premier Vladimir Putin ha riscosso un indubbio successo, ottenendo quasi il 50% dei consensi, ma perdendo oltre 15 punti percentuali e la maggioranza dei due terzi alla Duma, necessaria per cambiare da soli la Costituzione. E i due non si sono sottratti ieri alla stampa. Si sono presentati insieme davanti alle telecamere, viso un pò contrito, ma per nulla scoraggiati, parlando di “chiaro segnale di democrazia”. Perchè se da un lato li si accusa di essere padri e padrone della Russia, dall’altro canto essi spiegano che proprio il fatto che il voto sia effettivamente libero ha consentito ai russi di scegliere il partito che volevano e di determinare una crisi di consensi per il loro.
E’ soprattutto il capo del Cremlino a spiegare le ragioni del calo dei voti per Russia Unita: “Quando il petrolio era a 110 dollari al barile, -spiega – abbiamo stravinto. Oggi c’è crisi e il partito di governo ha subito un calo”.
Ma è quando si parla del futuro politico che la coppia presidenziale annuncia qualche novità non secondaria. Secondo il presidente, la Duma non sarebbe molto funzionante in queste condizioni. La semplice maggioranza assoluta dei seggi per il suo partito (239 seggi su 450), infatti, non consentirebbe per il Cremlino di rendere il processo decisionale veloce ed efficace. E così, con Putin alla sua sinistra, Medvedev annuncia che Russia Unita cercherà convergenze con le altre formazioni politiche. Un’alleanza di comodo, quindi, che dovrebbe interessare anzitutto Russia Giusta, composto da ex putiniani, che due giorni fa ha ottenuto il 13% dei consensi e 62 seggi.
Anche i liberal-democratici di Zhirinovskji potrebbero essere oggetto di attenzioni particolari, avendo ottenuto 56 seggi. Difficile che si possa realizzare una qualche convergenza con i comunisti di Gennadij Ziuganov. Soprattutto, difficile che qualsiasi intesa possa essere trovata prima delle prossime presidenziali di marzo. A sfidare Putin, tra gli altri, dovrebbe esserci proprio Zhirinovskji e sarebbe un controsenso che annunciasse un’alleanza con il suo rivale in piena campagna elettorale.