Il Ceni, la commissione elettorale indipendente (mica tanto, se è vero che il presidente è stato nominato dal capo dello stato Kabila), ha diramato i risultati del lento e difficile spoglio delle elezioni presidenziali di oltre una settimana fa, che vede il presidente uscente Joseph Kabila in netto vantaggio con 4,8 milioni di voti contro i 3,4 milioni del rivale Thisekede. L’altro candidato, Kamerhe sarebbe molto lontano da entrambi. Quindi si profila la rielezione di Kabila, ma ancora sono state scrutinate solo il 52% delle schede e i risultati possono cambiare anche di molto, vista l’enorme difficoltà di raggiungere i seggi più periferici, i cui voti, pertanto, potrebbe essere determinanti, data la variegata situazione politica da regione in regione.
Tuttavia, con il procedere dello spoglio, la tensione tra i candidati aumenta. Lo scorso sabato, il candidato outsider Kamerhe ha improvvisato una conferenza stampa, dove ha reso pubblico un accordo tra Thesekedi e il resto delle opposizioni, per contestare formalmente il risultato delle schede già scrutinate, davanti al Ceni.
E in questi giorni elettorali e post-elezioni, sarebbero numerosi gli scontri tra manifestanti e la polizia, con un rapporto di Human Rights Watch che denuncia l’uccisione di 14 civili e numerosi feriti per opera della Guardia Repubblicana. Kabila nega che le forze di polizia siano state implicate in episodi del genere, ma resta il fatto che Thesekedi si è auto-proclamato vincitore delle presidenziali e tutto ciò non potrà che comportare l’esplosione di violenza che già è sempre presente nella società congolese.
Le opposizioni chiedono che la diplomazia africana si faccia mediatrice della situazione ed eviti un possibile conflitto interno, ma pare che non siano disponibili ad accettare mediatori europei.
Malgrado Thesekedi abbia già invitato i suoi sostenitori alla calma, alcuni episodi non fanno che gettare benzina sul fuoco, come il blocco del sistema di invio degli sms, che è avvenuto qualche giorno fa, impedendo per molte ore ai congolesi di mandare e ricevere messaggi. Il ministro dell’informazione ha smentito che sia stato il governo ad avere bloccato la comunicazione, ma rimane il dubbio che sia stato un espediente per impedire agli oppositori di comunicare tra loro.