Brivido per il premier russo Vladimir Putin e per il presidente Dmitri Medvedev. Quando erano stati diffusi i primi exit-poll sul risultato delle elezioni politiche per il rinnovo della Duma, Russia Unita, ossia il partito della coppia politica più influente nel Paese, risultava in crollo verticale, tra il 46 e il 49% dei consensi. E se anche tali numeri non mettevano in dubbio il raggiungimento della maggioranza assoluta dei seggi; tuttavia, l’insuccesso è stato sin da subito evidente, se si considera che solo 4 anni fa, il partito aveva ottenuto oltre il 65% dei consensi. Sono state già scrutinate il 96% delle schede e il partito di Putin sembra vicinissimo al 50%, intorno al 49,54% dei voti, cosa che gli dovrebbe consentire di ottenere 238 seggi su 450, quindi di godere della maggioranza assoluta (sufficienti 226 seggi). Risultati che sono più di un campanello d’allarme per colui che guida le sorti della Russia da un decennio e che fino a poche settimane fa sembrava godere di un consenso inossidabile.
Anche l’affluenza non è stata all’altezza delle attese, con solo il 60% circa degli aventi diritti che si sono recati alle urne, contro il 63% del 2007. Il dato era previsto in aumento in conseguenza dell’importanza delle elezioni come test politico.
Quanto agli altri partiti, i comunisti di Ziuganov arrivano a 92 seggi e circa il 19% dei consensi, mentre Russia Giusta a 64 seggi e i liberal-democratici dell’ultranazionalista Zirinovskij si attestano a 56 seggi. Il significato delle urne è evidente: le opposizioni avanzano e la maggioranza di Putin arretra dai precedenti 315 seggi. Non solo il premier e futuro capo del Cremlino non potrà più fare e disfare da solo la Costituzione, avendo perso i due terzi dei seggi, limite minimo per modificare la Carta fondamentale, ma è stato messo in discussione il modello di potere oligarchico e accentratore, che insieme a Medvedev hanno attuato in questi anni.
In effetti, spiegano gli analisti politici, ad avere provocato un effetto boomerang sarà stato l’annuncio dello scambio dei ruoli tra i due, che ha dato l’impressione di giochi di palazzo, dai quali il resto della popolazione sembra essere esclusa e il cui voto resta ininfluente. E la prima vittima politica di tale fallimento potrebbe essere proprio Medvedev, quando tra tre mesi Putin dovesse vincere le presidenziali (quasi certamente!). In quel caso, la sua vittoria personale, specie se dovesse raggiungere un buon riscontro di numeri, striderebbe con il tracollo di Russia Unita e il ruolo di Medvedev quale futuro premier potrebbe essere rimesso in discussione.