Le liberalizzazioni in Italia? Un fallimento da non ripetere in futuro

E’ tempo di seguire ancora la Cgia di Mestre con le sue periodiche e molto puntuali analisi della situazione socioeconomica italiana. Questa volta, alla luce dei dati, finiscono sotto “accusa” le tanto invocate liberalizzazioni avviate da 20 anni a questa parte, che non hanno purtroppo sortito tutti quegli effetti benefici che spesso vi si attribuiscono ideologicamente. Solo medicinali e servizi telefonici hanno effettivamente registrato una diminuzione dei costi, mentre per le altre voci analizzate nel “paniere” è addirittura accaduto il contrario, ai danni ovviamente dei consumatori. Il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, è lapidario nel giudicare l’esito di queste operazioni relative a beni e servizi: “Purtroppo, in molti settori si è passati da una situazione di monopolio pubblico a vere e proprie oligarchie controllate dai privati“: insomma come dire, dalla padella nella brace.

L’insuccesso più rilevante è stato quello del settore delle assicurazioni sui mezzi di trasporto, le ormai famigerate “Rc auto“, che dal 1994 ad oggi hanno avuto un aumento “fantozziano” di circa il 184%, a fronte di un aumento dell’inflazione del 43%, ma anche il settore dei servizi bancari/finanziari è riuscito a salire sul podio dei record negativi, nello stesso arco di tempo, con un aumento medio del 109%.

I trasporti ferroviari seguono la poco onorevole “classifica” con un incremento dei prezzi dal 2000 ad oggi del 53,2%, rispetto ad un aumento del costo della vita del 27,1%. I servizi postali hanno invece visto lievitare le tariffe del 30,6%, seguendo, almeno in questo, caso l’incremento dell’inflazione tra il 1999 ed il 2011, pari al 30,3%. Nel settore energetico è andata un pò meglio: l’elettricità, aumentando di appena l’1,8%, è cresciuta meno dell’inflazione, che nel periodo di riferimento (2007-2011) è stata dell’8,4%. Infine le poche note positive che riguardano i medicinali ed i servizi telefonici, settori questi in cui le liberalizzazioni hanno apparentemente funzionato, portando oggettivi vantaggi tariffari agli utenti. Nel primo caso, dal 1995 al 2011 i prezzi sono calati del 10,9%, rispetto all’aumento del costo della vita di circa il 43%, mentre nel secondo caso, la voce “telefonia” tanto cara agli italiani, dal 1998 ad oggi le tariffe sono state abbattute del 15,7%, a fronte dell’aumento dell’inflazione 32,5%.

Analizzando questa situazione, non si può che condividere l’appello di Bortolussi al nuovo governo di Mario Monti: “Monitorare con molta attenzione quei settori che saranno prossimamente interessati da processi di deregolamentazione”. Con buona pace, aggiungiamo, di chi sui media strombazza di privatizzazioni e liberalizzazioni come panacea di tutti i mali, dimenticando che il fine di queste ultime non è la creazione di nuovi monopoli o “cartelli” di imprese, ma la convenienza per l’utilizzatore finale, attraverso migliore qualità e prezzi concorrenziali.

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