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Sindacati e Confindustria divisi sui possibili ritocchi agli anni necessari per la pensione

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Giuseppe Di Spirito

Volano parole grosse a seguito delle indiscrezioni sulle stampa che parlano di un possibile innalzamento di 1-3 anni della contribuzione necessaria per andare in pensione. Parte decisa il segretario della Cgil, Susanna Camusso, parlando dei 40 anni come un “numero magico e intoccabile” chiudendo la porta ad ulteriori approfondimenti sul punto, giudicati “inaccettabili”, pur ammettendo che ogni giudizio è prematuro quando si basa ancora, come in queste ore, su “indiscrezioni”. “Credo che sia giunta l’ora che il Governo chiami le parti e ponga il tema di quali scelte intende fare e come intende discuterne” conclude, aggiungendo che ad oggi non è arrivata alcuna convocazione alle parti sociali.

Di tutt’altro avviso Emma Marcegaglia, secondo la quale non esiste “ormai più niente di intoccabile” e che anzi, a margine del direttivo di Confindustria, invita il nuovo esecutivo a metter mano al più presto al tema della previdenza: “Noi siamo disponibili a tutto quello che è necessario. Non è questo il momento di porre veti. Bisogna salvare il Paese”. La Marcegaglia ha ricordato quindi che l’Italia è ormai data come in recessione e che le misure per aiutare la crescita sono di vitale importanza.

Alle esternazioni della leader degli industriali ha replicato a stretto giro di posta Danilo Barbi, segretario confederale della Cgil, che sembra offrire anche uno spiraglio di mediazione: “Ha proprio ragione. Oggi di intoccabile non c’e’ piu’ niente. E ha anche ragione a ricordarci che in una situazione cosi’ drammatica dal punto di vista economico come l’attuale, non e’ piu’ il momento di porre veti, perche’ bisogna salvare il Paese. Ma allora perche’ non cominciamo dalla patrimoniale?“.
Anche la Uil, tramite il segretario Luigi Angeletti, parla di un “sopruso” rispetto all’idea di arrivare a 43 anni di contribuzione, spingendosi a dire che già la soglia dei 40 anni è troppo: “I lavoratori non avrebbero nessun aumento alla pensione; lavorerebbero gratis. È un obolo, una donazione alle casse pubbliche»

Che l’argomento ovviamente sia fonte di polemiche, è stato confermato poi da un’altra notizia circolata, secondo la quale il governo starebbe pensando al blocco di almeno un anno dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione. A questo punto è insorta anche la Cisl, dicendo un “no deciso” all’ipotesi, così come dichiarato dal segretario generale della Fnp Cisl, Gigi Bonfanti.

Il governo Monti è stretto quindi tra due fuochi. Come non capitava da tempo, il fronte sindacale sembra più compatto, anche rispetto alle istanze di Confindustria. Ma se è auspicale e possibile una mediazione sulla previdenza, la vera incognita rimane l’opposizione preconcetta del Pdl alla tassa patrimoniale, che in verità non viene osteggiata apertamente dalle imprese e sembrerebbe in grado di “addolcire” anche le opposizioni di chi è preoccupato di non far gravare tutto il peso del risanamento sui ceti medio-bassi.

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Giuseppe Di Spirito