Ha vinto sulle note di “Chiamami ancora amore, chiamami sempre amore” di Roberto Vecchioni, che è forse stato lo sponsor più importante del sindaco meneghino Giuliano Pisapia, quando in campagna elettorale le sue chance di vittoria rasentavano lo zero per via della sua matrice comunista, che avrebbe poco a che fare con la culla del capitalismo italiano e la città degli affari per eccellenza. Ma la disillusione tra gli elettori moderati verso il governo Berlusconi e il sindaco uscente Letizia Moratti è stata così forte che alla fine quello che venne definito il “sogno arcobaleno” si realizzò. In piazza Duomo, a maggio, sventolarono le bandiere con falce e martello, così come a Palazzo Marino, dove i nostalgici del bolscevismo riuscirono nella mission impossible di conquistare il municipio forse più agognato d’Italia. Ma che non sarebbero state rose e fiori lo si era capito. Difficile in una città come Milano mettere insieme un sindaco comunista e un’altra parte della maggioranza di sinistra, ma più vicina alle istanze del ceto medio.
E non sono passate molte settimane da quando sono iniziate le polemiche laceranti all’interno della giunta tra il sindaco Pisapia e il suo assessore alla cultura, Stefano Boeri. Tra i due non sono posizioni diverse, ma un’acredine personale, che risale a un anno fa, quando alle primarie di coalizione, inaspettatamente, Boeri fu strabattuto dal primo.
I continui distinguo nell’amministrazione della città da parte del noto architetto milanese sono stati sempre un problema per il sindaco. Perchè Boeri non è un assessore qualunque, ma il rappresentante del PD dentro la giunta e l’anello di congiunzione trai democratici e il sindaco stesso. Ma al di là delle polemiche sull’utilizzo del Museo delle Culture del mondo quale sede per il Museo d’arte contemporanea, la questione più rilevante di dissenso ha riguardato la gestione dell’Expo, un evento che fa molta gola a chi lo amministra. A Boeri sono state delegate solo le competenze in tema di eventi, mentre lo stesso ritiene di essere stato tagliato fuori da un filo diretto tra il governatore Roberto Formigoni e il sindaco Pisapia.
Tutte situazioni, compresa la questione della mancanza di collegialità lamentata dal primo cittadino, che portano ieri Boeri a rimettere le deleghe. E’ venuto meno il rapporto personale, secondo il sindaco, che non crede più nel recupero della liason con l’architetto. E la Rete implora di salvare il “sogno arcobaleno”, che a soli sei mesi dalla vittoria clamorosa inizia a infrangersi contro la spietata gestione della quotidianità amministrativa, che per la sinistra italiana è cosa molto difficile, al di fuori delle regioni storiche in cui governa ininterrottamente da oltre 60 anni.