Sono giornate elettorali nella Repubblica Democratica del Congo, le seconde libere e democratiche dal 2006, anno in cui Joseph Kabila vinse le elezioni presidenziali. Al voto sono chiamati circa 32 milioni di congolesi, in un clima di scontri molto violenti tra le varie fazioni politiche e tra immense difficoltà logistiche, dato che il Paese è quasi del tutto privo di qualsiasi infrastruttura. Tutto questo sta rendendo complicato e anche pericoloso andare a votare. Ci sono stati già diversi episodi di violenza dentro ai seggi e alcuni di questi sono anche stati dati alle fiamme, mentre giunge notizia che nel sud-est del Paese siano stati uccisi una donna e due poliziotti. Per non parlare del fatto che anche per gli stessi addetti ai lavori è a volte difficilissimo, se non impossibile, raggiungere i seggi, per la mancanza di strade, con molti tratti nelle mani di gang violente.
Si calcola che potrebbe essere anche necessaria un’intera giornata per compiere un tragitto di trenta chilometri con un fuoristrada. Eppure lo stesso presidente in carica Kabila, nel 2006 aveva promesso i cosiddetti “5 cantieri”, ossia la messa in moto di importanti e strategiche infrastrutture per il Congo.
Alcune cose sono state obiettivamente realizzate, ma soprattutto nei pressi della capitale Kinshasa. Il resto del Congo ha la sensazione di continuare a vivere del tutto ai margini di qualsiasi progetto. A sfidare il presidente uscente ci sono Etienne Thisekede, 78 anni, ex premier e a capo dell’Unione per la Democrazia e il Progresso sociale. E’ considerato un integro contro la corruzione, ma un paio di settimane fa si è autoproclamato presidente in un’intervista, sostenendo di essere vicino al popolo, ma così infiammando gli animi in piena campagna elettorale.
Un altro sfidante è Vital Kamerhe ed è stato vicino a Kabila, ma ne ha preso le distanze, soprattutto, perchè sostiene che il presidente non abbia fatto nulla per per la regione orientale del Kivu, a cui egli appartiene.
Il Paese è caratterizzato da un altissimo tasso di corruzione e anche l’esercito viene accusato di non rispettare i diritti della popolazione, con episodi di stupri e violazioni delle libertà. Forse Kabila dovrebbe farcela di nuovo, ma si troverà dinnanzi a sè uno stato che rischia di esplodere, se non si daranno risposte immediate alle richieste della popolazione.