Il premier russo Vladimir Putin non ci sta agli ultimi sondaggi che assegnano a Russia Unita, il suo partito, “solo” il 53% dei consensi, scendendo così sotto la soglia dei due terzi dei seggi, necessari per riformare la Costituzione. Riunendo l’organizzazione del suo partito, Vladimir Vladimirovich è stato chiarissimo: “Non possiamo permetterci di scendere sotto la soglia costituzionale. Sarebbe un disastro, perchè non avremmo più la possibilità di fare passare tutte le leggi che vogliamo e la Russia sprofonderebbe in un mare di debiti”. Parole dure e accorate, quelle del premier, che sanciscono forse la fine di un’era, quella in cui la coppia Putin-Medvedev poteva spadroneggiare sempre e comunque, godendo di un immutato e granitico consenso popolare. In realtà, bisogna anche riportare le cose alla loro realtà: qualsiasi premier o candidato alle presidenziali o politiche nell’Occidente non solo invidierebbe i sondaggi di Putin, ma non oserebbe mai e poi mai lamentarsi di uno “striminzito” 53%.
Il fatto è che in Russia si era ormai abituati a risultati plebiscitari e poco consoni a una normale dialettica democratica. Paradossalmente, Putin dovrebbe andare fiero del fatto di avere un po’ riportato alla normalità il suo Paese.
Ma la perdita di una sessantina di seggi, stando ai sondaggi, (si prevede per Russia Unita intorno a 255 seggi contro 315 di oggi), non fa dormire per nulla sonni tranquilli al premier, in calo anche nella popolarità. Per questo, l’incoronazione (scontata) che il partito gli tributa a candidato per le prossime elezioni presidenziali ha un retrogusto un pò amaro, perchè se nessuno mette in dubbio una larga vittoria sia alle politiche del prossimo 4 dicembre che alle presidenziali del 4 marzo, adesso si inizia a prevedere uno scenario più complesso per gli anni futuri e manca la certezza che questo continuo “swing” tra Cremlino e governo possa durare per tutto il tempo che era stato pianificato.
Ci sono, non ultimo, le immagini riprese su internet del sindaco di Izhevsk, che intima agli anziani di votare per Russia Unita, in cambio di prestazioni sociali e che se il partito di Putin non raggiungerà una determinata percentuale, perderanno alcuni benefici. La conferma neanche tanto clamorosa del sistema di potere e di ricatti in Russia, ma che oggi pesa tutto sulle spalle dell’unico partito al potere da anni nell’era post-sovietica a Mosca, che in epoca di internet è sempre più sotto pressione mediatica, perchè risponda di certi comportamenti ormai poco tollerati persino da queste parti.