I risultati definitivi delle elezioni politiche che si sono tenute in Nuova Zelanda sono giunti sabato, quando in Italia era circa mezzogiorno, ma nello stato oceanico era già mezzanotte. I dati confermano le prime proiezioni, con la netta vittoria del premier uscente John Key, che ha ottenuto il 48% dei consensi e 60 seggi su 121, mentre nettamente sconfitti sono stati i laburisti, che ottengono solo il 27% dei consensi e 34 seggi, quando ne avevano 43. Ascesa anche dei Verdi, che passano dal 6,7% al 10,6%, ottenendo per 13 seggi. Sono destinati, tuttavia, a rimanere all’opposizione, insieme ai laburisti. Ottimo risultato anche per il partito della destra nazionalista New Zealand First, che con il suo 7% dei voti torna in Parlamento, mentre non lo era stato in questi ultimi tre anni. Questa formazione ottiene otto seggi, anche se non pare che possa sostenere il governo Key. In campagna elettorale si è distinta per avere difeso lo stato sociale degli anziani e per la sua politica fortemente contraria all’immigrazione.
Per via della legge elettorale, il numero dei seggi è aumentato di una unità e comunque Key dovrà trovare almeno uno dei partitini per avere la maggioranza assoluta, dato che così la sfiorerebbe, senza raggiungerla. Già il suo governo era nato dalla coalizione di formazioni di centrodestra.
Ma ieri gli elettori della Nuova Zelanda erano stati chiamati anche a scegliere se mantenere o bocciare l’attuale legge elettorale su base proporzionale, che il Paese ha introdotto nel 1996. Secondo i primi dati, il 54% si sarebbe espresso per un suo mantenimento e ciò sarebbe in linea anche con le previsioni dei sondaggi della vigilia. Ma il successo di Key è davvero notevole, per quanto non sia stato possibile raggiungere i 61 seggi per la maggioranza assoluta, e pare che sia frutto di vari elementi, soprattutto la sua capacità di avere affrontato molto bene alcuni disastri come il terremoto di Christchurch, che ha provocato numerose vittime o il crollo di una miniera.
Il suo programma prevede privatizzazioni, tra cui anche della compagnia di bandiera e di quattro compagnie energetiche, al fine di racimolare 12 miliardi, che serviranno a risanare l’alto debito dello stato. Su questo punto, i laburisti dissentono, preferendo l’aumento delle tasse sui redditi. Non ultimo, ha giovato alla rielezione di Key anche il fatto di avere tenuto il Paese fuori dalla crisi finanziaria internazionale.