Partenza incoraggiante per il neoministro Corrado Passera, che al primo impegno, molto delicato, incassa un sostanziale successo con la firma dell’accordo tra Fiat e sindacati per l’accompagnamento alla mobilità dei lavoratori dello stabilimento di Termini Imerese. 640 operai verranno incentivati alla pensione con un assegno mensile di circa 460 euro ad integrazione dell’indennità di mobilità (massimo 4 anni) mentre il resto sarà erogato per coprire i premi di fedeltà, il mancato preavviso ed i costi di chiusura, il tutto per complessivi 21,5 milioni di euro. Una intesa raggiunta dopo circa 6 ore di riunione al ministero dello Sviluppo economico, con presenti il Lingotto, Invitalia, i sindacati ed i dirigenti delegati dello Sviluppo e del Lavoro.
Per chiudere la partita i sindacati hanno però dovuto accettare una decurtazione rispetto alle tabelle da applicare in questi casi, ottenendo un’offerta ribassata rispetto alle cifre applicate di solito negli altri stabilimenti italiani.
Roberto Mastrosimone, della Fiom Palermo, alla fine dell’incontro è molto chiaro sul punto e parla con amarezza di un compromesso irrinunciabile per salvare il futuro dei lavoratori: “Le tabelle sono state riviste, sarà erogata la stessa quantità di denaro a tutti i 640 operai, a prescindere dal reddito. In questo modo saranno tutelate le fasce più povere”. Bruno Vitali della Fim-Cisl è più soddisfatto, riferendo che sono state accolte “il 70 per cento” delle richieste sindacali: “I sindacati hanno avuto un forte senso di responsabilità per portare a termine questa mediazione”. L’ad di Invitalia, Domenico Arcuri, si congratula per il lavoro svolto dal ministro Passera in previsione dell’incontro di oggi, mentre alla notizia della positiva conclusione della trattativa, gli operai di Termini hanno smobilitato il picchettaggio di protesta di fronte alla fabbrica, permettendo di svuotarne i locali.
Giovedì prossimo dovrebbe siglarsi formalmente l’accordo e poi cominceranno le trattative con Dr Motor, impresa che dovrebbe riassumere gli altri 1.312 dipendenti, con un investimento produttivo in nuovi modelli di auto per 110 milioni di euro, di cui 27 a fondo perduto erogati dallo Stato.
Non c’è che dire, se non augurarsi che questo sia un primo, piccolo, passo per lasciarsi alle spalle la politica di immobilismo del precedente governo, con alcuni suoi ministri che invece di “scendere in campo” sembravano dei “tifosi”, sempre e solo della stessa “squadra”.