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Marocco al voto, favoriti islamici. Rischio alta astensione

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Giuseppe Timpone

Circa tredici milioni di marocchini sono chiamati oggi a rinnovare la Camera dei rappresentanti, formata da 395 seggi. Le urne si sono aperte alle ore 8 locali e chiuderanno alle ore 19. Si tratta delle prime elezioni dopo la riforma della Costituzione, voluta in estate dal sovrano, Re Mohammed VI, per venire incontro alle richieste di ammodernamento della società civile. Non è un caso che qui non ci siano state rivolte nè manifestazioni violente, anche se sull’onda di quanto accaduto in Egitto e Tunisia è nato il “Movimento 20 febbraio”, costituito per lo più da giovani, che invita chiaramente a disertare il voto come forma di protesta verso i partiti che non avrebbero candidato volti nuovi, ma i soliti noti. Il consenso del sovrano, infatti, è altissimo, grazie alla sua politica molto riformatrice che porta avanti sin dal suo arrivo al trono nel 1999.

Per questo, dopo che già nel 2007 si era avuto un tasso di astensione del 63%, ora si teme una ricaduta su valori così alti che delegittimerebbero i futuri parlamentari, facendo crescere le tensioni nel Paese.

La riforma costituzionale ha previsto l’elezione garantita di almeno 60 donne e di non meno di 30 giovani under 40. La campagna elettorale è stata caratterizzata da temi molto lontani dagli interessi dell’elettorato, come la poligamia, il turismo sessuale a Marrakesh, mentre non sono stati toccati quelli della disoccupazione, oltre il 30% tra i giovani under 35, o del bilancio dello stato. Per questo, la delusione degli elettori più riformatori potrebbe aggiungersi all’estraneazione di quanti non si sono sentiti coinvolti dal voto per mancanza di contenuti concreti.

Il nuovo premier sarà nominato dal Re, ma non più su sua libera scelta, bensì incaricando il leader del partito che ha ottenuto più voti. E stando ai sondaggi, sarebbe il Pjd, il partito islamico, a potere ottenere la maggioranza relativa dei consensi, ma con solo il 20%. Potrebbe aggiudicarsi un buon numero di consensi anche il Pam, una coalizione stramba di otto partiti, di destra e di sinistra, che vogliono impedire l’ascesa degli islamici al potere, mentre i centristi oggi al governo dovrebbero ottenere un risultato disastroso, essendo dati in crollo nei sondaggi.

Le elezioni multipartitiche sono qui una realtà da oltre 50 anni, anche se il problema oggi sembra essere l’eccessiva frammentazione dei partiti. Sono una trentina le formazioni che si sono presentate.

 

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Giuseppe Timpone