A causa di consumi stagnanti da parte delle famiglie italiane, nello scorso mese di settembre c’è stato un calo congiunturale per il commercio al dettaglio. Questo almeno stando alle rilevazioni dell’Istituto Nazionale di Statistica, il cui indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio, a settembre del 2011, ha fatto registrare un calo dello 0,4% rispetto al mese precedente, mentre rispetto allo stesso mese del 2010 il calo tendenziale è stato decisamente più ampio e pari all’1,6%. Sempre rispetto a settembre del 2010 ad accusare maggiormente il calo delle vendite al dettaglio è la distribuzione commerciale che opera sulle piccole superfici con un calo netto del 2,8%, mentre la grande distribuzione s’è difesa con un incremento dello 0,2%.
L’andamento acquisito per le vendite al dettaglio, da gennaio a settembre del 2011, segna un -0,7% anno su anno frutto di un incremento modesto, pari a +0,1%, per le vendite dei prodotti alimentari, mentre quelle non alimentari nei primi nove mesi del 2011 sono scese dell’1,2%.
Anche per le vendite al dettaglio comunicate dall’Istat, intanto, la Federconsumatori ritiene che trattasi di dati sottostimati; in base alle rilevazioni del proprio Osservatorio, infatti, il 2001 per le vendite al dettaglio in Italia dovrebbe chiudersi con un calo secco del 2,3%. Anche per questo l’Associazione dei Consumatori è contraria a nuovi provvedimenti recessivi come l’aumento dell’Iva o il ripristino dell’imposta comunale sugli immobili (ICI). Lo Stato dovrebbe sistemare il Bilancio e far quadrare i conti tagliando gli sprechi e migliorando in efficienza; cosa che da decenni in Italia non si riesce a fare.